Le adozioni mancate viste con gli occhi di un bambino

f00518b1-fe9f-4110-9c9c-fff5637133a9

“Mamma, ma lo sai che al reality Il collegio c’era un ragazzo adottato che viene da un istituto di Addis Abeba?”
“Davvero?” Rispondo io che ben poco so di reality, ma l’argomento mi interessa.
Una parola tira l’altra e in un attimo ci ritroviamo a parlare dell’istituto in cui stavano le mie figlie prima di essere adottate.
“Mamma, chissà quanti bambini ci sono adesso lì!”.
“Ma, non saprei, sinceramente. E poi, sapete, è una notizia di questi giorni, ma l’Etiopia in questo periodo ha praticamente chiuso le porte alle adozioni internazionali.”
Facce interrogative: “Cosa significa?”.

È già da parecchi mesi che le adozioni in Etiopia sono praticamente ferme, e finalmente è comparso proprio in questi giorni un comunicato ufficiale sul sito della Commissione Adozioni Internazionali che annuncia “L’Etiopia ha in corso una revisione legislativa della disciplina in materia di adozione. Tale riforma potrebbe anche prevedere la chiusura delle adozioni internazionali”.

Cerco di spiegare alle mie figlie con un linguaggio semplice cosa significa, cercando anche io un senso a quello che sto per dire. “Significa che l’Etiopia vuole rivedere la legge sulle adozioni per rendere il percorso ancora più trasparente e sicuro per i bambini e le famiglie.”Silenzio. Posso quasi sentire il rumore dei loro pensieri, stanno elaborando la notizia.

“Ma i bambini che sono rimasti soli?”. È mia figlia minore che, con la sua logica ferrea va subito al nocciolo della questione; poco le importano le spiegazioni sulle leggi e la burocrazia internazionale.
“Tesoro, i bambini rimangono negli istituti fino a che non si risolve la cosa”. Mentre mi escono le parole di bocca, mi rendo conto della durezza dell’affermazione e cerco di spiegare, di dare speranza: “Non è la prima volta che succede. E’ capitato anche in altri Paesi, ma poi, dopo un periodo, le adozioni sono riprese regolarmente.”
Mia figlia mi guarda con le sopracciglia aggrottate, alza la voce: “Ma i bambini non possono stare lì. Non lo sanno quei signori che non è bello stare negli istituti? Mica si sta bene!”
Ecco, ha centrato perfettamente il punto. L’unica verità che noi adulti, presi dalle nostre elucubrazioni, spesso ci dimentichiamo: i bambini non possono e non devono stare soli. Hanno bisogno di una famiglia per stare bene.

Il dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità  del ministero della Giustizia ha pubblicato recentemente i dati statistici sulle adozioni in Italia dal 2001 al 2016. Per quanto riguarda le adozioni nazionali le domande di disponibilità delle famiglie si sono praticamente dimezzate, passando dal picco di 16.538 del 2001 alle 8.305 del 2016. Per le adozioni internazionali le domande sono scese vertiginosamente dal numero massimo del 2004 di 8.274 alle 3.190 del 2016. Il numero dei minori stranieri adottati in Italia è passato da 3.915 minori del 2001 a 1.580 del 2016. Proviamo a leggere l’asettico dato numerico con gli occhi di mia figlia, una bambina di 10 anni: sono 2.335 bambini in più che nel 2016 nel mondo sono rimasti negli istituti. Lo sapete che non è un posto bello dove stare? E allora, cosa aspettiamo a riprendere una politica di sostegno e promozione dell’adozione?

Hand of an elderly holding hand of younger

  • dino moz |

    Le domande di adozione nazionale sono calate per tutta una serie di fattori, compresa la possibilità di ricorrere gratuitamente alla fecondazione eterologa, ma anche perchè i bambini sono sempre più grandi e molte coppie non si sentono pronte. Direi tuttavia che non è importante se le domande sono diminuite, l’importante è che tutti i bambini, quelli sani e al disotto dell’età preadolescenziale, hanno trovato una nuova famiglia. Quello che conta è questo. Poi però ogni anno “avanzano” all’incirca 300 minori con bisogni speciali (con patologie gravi, disabilità, età elevata, grandi gruppi di fratrie, eccetera) che fanno tanta fatica a trovare una collocazione, e alcuni di loro non la trovano e restano in comunità.

  • lucia bini |

    Mio marito ed io siamo una delle tante, troppe coppie, instradate ancora tanti anni fa in Etiopia (con l’associazione Enzo B nel 2012) e che stanno ancora aspettando. Alcuni mesi fa ci hanno fatto sapere che non c’erano speranze, dopo aver aspettato gia’ 5 anni! Ora non troviamo nessuna associazione che si renda veramente disponibile ad “accoglierci” vista l’eta’ (mio marito 55 anni ed io 49). E cosi’ ancora un altro bambino (due per l’esattezza perche’ avevamo dato la disponibilita’ per due fratelli/sorelle) che rimmarra’ nell’istituto ad aspettare invano. Non nascondo la nostra profonda tristezza per il nostro sogno di una famiglia adottiva, ma prima di tutto per quei bambini ai quali e’ stata tolta la possibilita’ di averla una famiglia. Non abbiamo fiducia che nel breve le cose cambieranno. Le priorita’ della politica non sono i bambini abbandonati e le famiglie in attesa.

  Post Precedente
Post Successivo