Tre cose che non dirò mai ai miei clienti

fashionE’ il momento dei giudici. In Tv è tutto un giudicare: come danzi, come cucini, come canti, come gestisci il tuo bar, come educhi i figli, come ti vesti. Quanti esperti che dettano regole di stile, sentenziano su cosa è ‘in’ e cosa è ‘out’, impongono tendenze improbabili, talvolta con grande superficialità e poca modestia. Ecco perché poi le persone, magari desiderose di un aiuto per migliorare il proprio stile e il rapporto con il proprio guardaroba, si sentono intimidite, disorientate, o semplicemente scettiche sulla possibilità di trovare risposte adeguate alle loro esigenze.

Per amore del mio lavoro, e per amore dei miei clienti, ecco le tre cose che non mi sentiranno mai dire.

  1. Fai quello che ti dico, fidati di me

La consulenza d’immagine non è un processo dall’alto verso il basso, bensì un rapporto che deve entrare sulla stessa lunghezza d’onda del (della) cliente. Di ascolto, osservazione, di condivisione di obiettivi. Ci vuole metodo, ma bisogna essere pratici, costruttivi, motivando sempre ogni proposta.

Non potrei mai fornire al cliente delle soluzioni senza spiegarne i presupposti e le ragioni, né potrei mai decidere in base al mio gusto personale scelte tecnicamente valide ma che non rispettano la sua personalità, la sua età, il suo stile di vita, o la sua auto-percezione.

Il cliente deve essere in prima persona coinvolto e consapevole di ciò che significa lavorare sui dettagli del proprio aspetto e come gestirli attraverso i miei consigli: solo così potrà fare un vero upgrade ed acquisire quell’autonomia nel suo quotidiano davanti all’armadio ed in tutte le situazioni sociali e professionali.

  1. Devi dimagrire, se no non si può fare nulla

L’approccio del più magri più belli è sbagliato in partenza. Se una persona sovrappeso si affida a me per recuperare fiducia e vestirsi in modo gratificante, non sarebbe giusto porre la questione sulla taglia e il peso. Parlare di diete e dimagrimento è compito degli specialisti. Il mio, invece, è quello di fornire gli strumenti per valorizzarsi dalla testa ai piedi, per come la persona è ora. Mettendo in luce i suoi punti di forza e valorizzando la persona attraverso un uso mirato di colori, tessuti e dettagli. Piacendosi di più, acquisirà sicurezza e disinvoltura, nella vita quotidiana e sul lavoro.

  1. Butta via tutto, e ricompra tutto

Uno dei falsi miti legati all’intervento di un consulente sul guardaroba è che alla fine della sessione tre quarti del vestiario finirà nel cestino. E questo terrorizza non solo dal punto di vista finanziario (il valore di ciò che si butta ed il valore ipotetico di ciò che va acquistato per rimpiazzarlo), ma anche psicologico: il nostro guardaroba è una parte di noi e del nostro vissuto. Non vanno apportati interventi drastici, ma progressivi nel tempo per renderlo attuale, giusto per la persona, versatile e funzionale in linea con le esigenze.

Eliminate le vere zavorre (i capi che non funzionano più o quelli inadatti) si può pensare di attualizzare e reinterpretare i capi che invece stanno bene, sono di buona qualità, sono adatti al nostro stile.

Come in tante cose, anche nel guardaroba dovrebbe prevalere un atteggiamento etico e antispreco, puntando più alla qualità e alla riutilizzabilità. Un segnale forte lo ha lanciato la Duchessa di Cambridge, Kate Middleton, che con la sua passione per il riciclo e della sostenibilità, ha da tempo ha infranto un tabù, indossando più volte alcuni abiti in diverse occasioni pubbliche. Un’ottima strategia per ottimizzare il suo regale guardaroba.