Basta propositi: tre principi per il 2017

Iniziare un nuovo anno con nuovi intenti è tanto un nobile esercizio, quanto un complotto contro se stessi. Troppo spesso, liste di propositi diventano spade di Damocle al ritmo di imprevisti e di abitudini che sembrano infrangibili al primo colpo. Ancora peggio, la lista può diventare una frustrante distrazione da quello che è, possibilmente, l’obiettivo comune ad ognuno di noi: concludere l’anno migliori, più felici e più realizzati di come lo abbiamo iniziato.

Quest’anno, perciò, lo vivrò secondo principi. Un principio è superiore a un proposito in quanto racchiude il fine ultimo e il perché dei nostri sforzi, e diventa la guida delle nostre scelte. I principi sono test della rilevanza delle nostre attività; bussole che mantengono la nostra rotta verso gli obiettivi minimizzando la dispersione di energie.

Dopo ricerche e riflessioni, i miei principi per il 2017 sono tre.

img_2481Generosità

Dai agli altri più di quanto ricevi?

Sette su dieci membri della mia non-generazione, i Millennials, non sono impegnati in attività pubbliche o di volontariato. Allo stesso tempo, mentre passiamo 7 ore su 10 online. Le conseguenze di questa dissonanza diventano evidenti quando, chiamati al voto, a detta di alcuni i Millennials vengono espropriati del futuro come nel caso di Brexit o delle elezioni americane.

Ovviamente, ogni situazione ha le sue particolarità: quattro su dieci italiani della mia età non hanno lavoro. Quindi come mettere a generosità al centro delle nostre priorità quando sentiamo di non avere abbastanza per noi stessi e il tempo sembra scarseggiare?

Contrariamente alle nostre intuizioni, dare agli altri è il miglior modo di ricevere. Studi dimostrano che fare volontariato aumenta la percezione del tempo a nostra disposizione – siamo più concentrati, appagati, produttivi. Non solo, ma questo tipo di attività rafforzano la nostra intelligenza sociale e quelle capacità tutte “umane” che sono essenziali per trovare lavoro al tempo dei robot.

Nel 2016, con i Global Shapers di Bruxelles, abbiamo offerto agli insegnanti di alcuni licei sessioni di formazione gratuita sulla prevenzione del burn out – un problema più comune di quanto si pensi. Così non si apprezza solamente la fatica dietro questo lavoro essenziale (al di là dei facili stereotipi sul perché la scuola non funziona) ma si imparano tecniche di gestione utili nel lavoro e nella vita. Il bello è che le opportunità per dare agli altri (migliorandosi) non mancano, in Italia e in Europa.

img_2482Gratitudine

Dare non è solo il miglior modo per ricevere, ma anche il miglior modo per ricordare chi dobbiamo onorare per i nostri progressi.

Una giovane studentessa in un momento di dubbio mi ha recentemente preso in disparte ad una conferenza e chiesto: “Chi te lo fa fare? Perché lavorare così duramente? Cosa ti mantiene motivato?” Non ho trovato risposta migliore di “gratitudine”. Esprimere gratitudine non è solo una responsabilità, ma il miglior esercizio per la propria resilienza.

Lo scorso anno mi ha regalato impareggiabili momenti di gratitudine. La nomina di Forbes, quasi esattamente un anno fa, mi ha portato in visita alla frontiera dell’innovazione dove ho trovato nuove amicizie, come quella con i solare e digitale Jacopo Mele, Managing Partner di yourDigital – tenetelo d’occhio nel 2017.

Poi l’onore del Premio Italia Giovane, che allo stesso tempo mi ha ricordato della responsabilità di animare quella che il Premio chiama la “macchina della condivisione”: il principio di gratitudine nei confronti di chi ci ha sostenuto e quello di dovuta generosità per far sì che altri abbiano opportunità uguali se non migliori delle nostre.

È con questa responsabilità di “dare indietro per investire nel futuro”, alla base dell’idea di una politica del servizio, che a breve avrò il privilegio di andare a Davos, all’Annual Meeting del World Economic Forum. Lì sono chiamato a parlare di nuovi modelli per l’Europa e di futuro del lavoro, in un momento in cui questa generazione di Europei – e la mia –  sta diventando la prima ad essere più povera dei proprio genitori. Per questo, un principio di generosa gratitudine, o solidarietà, non è solo una qualità morale, ma una responsabilità che ha senso economico e sociale.

img_2483Umiltà

Ascolti più di quanto parli?  Parlando, personalmente, non ho mai imparato nulla.

Ascoltare, in quest’epoca di post verità, vuol dire fare lo sforzo di evadere dalla rete di filtri d’informazione dei nostri “amici”, che confermano le nostre opinioni e rinforzano i nostri pregiudizi. Ascoltare vuol dire saper distinguere il vero dal falso (che sappiamo fare sempre di meno) . Ascoltare vuol dire esplorare dubbi e formulare opinioni; vuol dire essere indipendenti e autonomi, abbandonando la piacevole presunzione di avere la verità a portata di un click e di poterla gridare al mondo con un tweet.

Il 2016 ha dimostrato che parlare più di quanto si ascolta può avere conseguenze politiche e sociali. Per questo è nato INES (Inside Numbers Economic and Society): per riappassionarci al gioco della verità e al gusto dell’informazione. Per questo guardo al 2017 senza propositi ma con l’umile intento di ascoltare per imparare, ingaggiando più apertamente con le comunità di cui non sono parte.

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Ho concluso il 2016 guardando al 2065, giudicando i video del Tecnopia Award che chiedeva a giovani sotto i diciotto anni di immaginare il futuro del rapporto tra uomo e macchina in quest’era di rapido cambiamento. Le vincitrici hanno dipinto una visione in cui innovazioni come l’automatizzazione non sono la fine del mondo, ma strumenti per raggiungere equità tra generazioni. Una società in cui ci miglioriamo migliorando.

Perseguendo questa visione, non faccio un lista per il 2017, ma dedico il mio anno alla speranza di finirlo per lo meno come il precedente: grato alle persone che espandono le mie possibilità e la mia immaginazione, come le ragazze di Tecnopia. Per farlo, più dello scorso anno voglio dare più di quanto ho ricevuto, non solo alle mie comunità di riferimento ma ascoltandone di nuove.

Un principio non è un piano, questo è chiaro. Ma una pianificazione senza principi è destinata a fallire alla prima distrazione. Senza principi a guidarci nelle scelte, tutto diventa relativo. Queste le ragioni per i miei tre principi: generosità, gratitudine e umiltà. Quali sono i vostri?

Buon 2017!