Le vie della parità (ma anche le rotonde e i giardini): la toponomastica femminile chiede strada

Il settore «Distinti» dello stadio veneziano Penzo dedicato a Valeria Solesin, giovane ricercatrice uccisa nella strage del Bataclan. La pista ciclabile di Catania, intitolata alle “Staffette partigiane” nella giornata del 2 Giugno, ricorrenza anche dei 70 anni del voto alle donne. Un’altra pista ciclabile, quella che unisce Melegnano e Cerro al Lambro, con il nome di Alfonsina Morini Strada,  prima donna a partecipare al Giro d’Italia, per iniziativa di una scuola, l’Istituto V. Benini.

Nomi noti e non, che conquistano uno spazio nella memoria collettiva. Conoscete ad esempio Maddalena Giudice Donadoni? Una delle donne del Risorgimento che nel 1848 è sulle barricate a Milano: vivandiera e infermiera al 1° Granatieri (col fratello). Nel ’59, sposata, si arruola di nuovo e si merita la medaglia d’argento. Oppure Rosina Ferrario (Milano, 28 luglio1888 – 1959), figlia di una agiata famiglia borghese, determinata a ottenere gli stessi privilegi maschili come il poter guidare un’automobile o inseguire il sogno di pilotare un aeroplano. Certa di poter essere utile, si rese disponibile per poter pilotare velivoli atti al soccorso dei militari feriti per conto della Croce Rossa, ma in base ad un decreto del Ministero della Guerra venne sospeso tutto il traffico aereo civile, specificando che alla guida degli aeromobili erano ammessi solo piloti militari.

Donne che si sono conquistate il ricordo nelle strade della loro città: Milano. Nel capoluogo lombardo l’associazione Toponomastica femminile ha censito 4.241 vie: quelle intitolate a uomini sono 2.535, a donne 135. Di queste 20 sono Madonne, 22 sante, beate e martiri, tre suore o benefattrici religiose e fondatrici di Ordini,  una benefattrice laica. Poi arrivano letterate, scienziate e donne di spettacolo. A Roma lo schema si ripete: 16.140 strade censite, 7.600 con una intitolazione al maschile, 630 al femminile. 88 sono sante, 56 Madonne, 13 scienziate.

Targhe e intitolazioni che fanno capire quanto la memoria storica femminile sia stata “boicottata”, dimenticata, anche calpestata: “Anche i nomi delle nostre strade e delle nostre piazze contribuiscono a creare la cultura di un popolo, definendone le figure storiche degne di memorabilità – spiegano all’associazione, che ha referenti in ogni regione italiana – Ma se tali figure illustri sono quasi sempre maschili, quali sono le conseguenze nella percezione delle persone?”.

Toponomastica femminile è nata all’inizio del 2012 su iniziativa di Maria Pia Ercolini. Obiettivo, “impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l’evidente sessismo che caratterizza l’attuale odonomastica (branca della toponomastica)”. Quella che era un’impressione nata da un’osservazione superficiale è diventata un censimento accurato e minuzioso di tutti i comuni d’Italia e di alcune realtà d’oltralpe: solo il 4% di tutte le strade italiane è dedicato alle donne. E il 60% di queste sono figure religiose.

Poi sono arrivate iniziative come la campagna per la memoria femminile denominata “8 marzo 3 donne 3 strade”, con l’invito ai sindaci di intitolare tre strade ad altrettante donne, una di rilevanza locale, una di rilevanza nazionale, una straniera, “per restituire l’unione fra le tre anime del Paese”, o i progetti “Largo alle Costituenti” e “Partigiane in città” che hanno riportato alla luce illuminanti biografie di donne coraggiose e tenaci.

Altri spunti sono arrivati dalla scomparsa di donne fiori all’occhiello della cultura, della scienza e della politica italiana, tradotte nelle campagne: “Una strada per Miriam”, “La lunga strada di Rita”, “Una Margherita sulle nostre strade” e “Una scena per Franca”. Sulle vie della parità – dal nome del primo convegno nazionale – si è andata componendo una ricca galleria di esempi femminili di grandissimo spessore quasi del tutto invisibili nel nostro territorio, modelli imprescindibili per le nuove generazioni, coinvolte in prima persona attraverso i tanti progetti didattici promossi e coordinati dal gruppo. Sarà anche vero che cambiare nome a una strada crea diversi problemi; ma ci sono rotonde, giardini, piste ciclabili.

Nelle scuole, infatti, ragazzi e ragazze si sono messi al lavoro: a Roma, studenti e studentesse della 2 N Ipseoa Tor Carbone  hanno censito aree verdi prive di una intitolazione e hanno fatto delle proposte; alcune classi del liceo scientifico Paleocapa di Rovigo hanno messo a punto un vero itinerario “di genere” da fare in bicicletta, mentre studenti e docenti dell’istituto professionale Einaudi di Lodi hanno dedicato a figure femminili atrio, aule e spazi della scuola. In tutta Italia, dalle elementari alle superiori, i progetti hanno permesso di riscoprire figure dimenticate e avviare progetti per ”fare strada” alle donne.

Di recente la presidente della Camera Laura Boldrini (qui il video) ha invitato i comuni ad impegnarsi ad intitolare strade alle donne, elogiando i comuni di Formia e Catania e citando espressamente il lavoro di Toponomastica femminile.

Nella mappa abbiamo riportato i dati relativi ai capoluoghi rilevati con il censimento di Toponomastica femminile: un lavoro enorme, anche se non tutti i Comuni hanno collaborato davvero. C’è chi ha mandato dati vecchi, chi non ha corretto gli errori, e in molti casi le delegate hanno dovuto cercare e verificare sul posto le notizie. Il quadro è comunque una base di partenza, che si presta ad essere aggiornato e integrato.

I casi positivi non mancano, a cominciare da Napoli: qui, nel 2012, il comune ha ripensato il regolamento toponomastico della città modificando alcuni punti nell’ottica di un riequilibrio di genere. L’episodio è stato il primo tentativo di superare il concetto di intitolazione a figure femminili come fatto isolato elevandolo a sistema per la definizione degli spazi urbani secondo principi di parità. Proprio a Napoli, dall’11 al 13 novembre 2016, si terrà il V Convegno nazionale di Toponomastica femminile.

Nella mappa qui sotto, con il fiocco rosa abbiamo evidenziato 10 esempi positivi, ma è un racconto in divenire: anche voi potete partecipare inviando la foto di una targa o una storia. Grazie.