Il tempo “perso” è davvero negativo?

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“La calma è la virtù dei forti” recita un proverbio. Fosse facile.

Da quando apriamo gli occhi al mattino, il pensiero che ci accomuna è quello di perdere il meno tempo possibile. La nostra mente è da subito attraversata dalle immagini degli impegni che ci aspettano, dalle commissioni da sbrigare, dai problemi che ci troveremo inevitabilmente ad affrontare. Soprattutto nel periodo scolastico, i genitori si ritrovano a pronunciare più spesso del dovuto parole del genere: sbrigati, forza, è tardi, corriamo, non c’è tempo! Tutto vero, il tempo è tiranno, sembra non dare tregua e ci sono dei giorni e delle settimane particolarmente angoscianti e frenetiche in cui le ore di una giornata sembrano non bastare, andiamo in affanno, in tensione. Non riusciamo quasi a fermarci, assaliti dalla paura di non riuscire a portare a termine gli impegni presi.

Presi e avvolti da questa quotidiana lotta, spesso, si cade vittima del disturbo d’ansia, che è diventata oggi una delle patologie più riscontrate negli adulti. Affanno, tachicardia, insonnia, senso di sconfitta, calo dell’umore, tremori, ipertensione: sono campanelli d’allarme che dovrebbero spingerci a fermarci e riflettere. Il nostro corpo è una macchina perfetta e meravigliosa, ci invia continuamente segnali che spesso ignoriamo, pensando di avere la sufficiente forza per andare comunque avanti, nonostante il semaforo sia rosso. Il mondo che ci circonda, d’altronde, ha un ritmo frenetico e vogliamo stare al passo, dobbiamo.

respira_copertinaSembra quasi che oggi ci sia una paura del vuoto che consegue al fermarsi. Ci sentiamo produttivi e vivi se ci muoviamo, possibilmente di fretta e senza quasi un attimo di pausa. Il tempo vuoto è considerato spesso inutile, fonte di noia e mal sopportato. Questo ha cambiato, negli anni, anche la mentalità e il modo di vivere dei bambini che, sin da piccoli, sono abituati a ritmi di vita veloci, in sintonia con quella dei propri genitori. Abbiamo perso un po’ di vista quella sensazione antica e fuori tempo che è la noia. Anche i piccoli, tra l’altro,  possono presentare gli stessi disturbi d’ansia degli adulti, che si manifestano in modi e tempi diversi, certo, ma comunque non sono trascurabili.

Mi capita spesso, anche in classe, di lasciare gli alunni senza attività guidate, perché credo moltissimo nella creatività che genera il “vuoto”. Più di una volta qualche alunno ha protestato: “Maestra, mi annoio!” Ecco, anche i nostri figli temono il “tempo perso”, probabilmente perché non ne conoscono le incredibili potenzialità. Anche i bambini e i ragazzi, corrono insieme a noi, fanno tante attività organizzate, il loro tempo è programmato e scandito da altri e hanno disimparato a gestirlo. Se si impara a gestire il tempo, non sarà più lui a gestire la nostra vita e potremo insegnare anche ai bambini che “perdere tempo” non è necessariamente una cosa negativa.

Ritagliarsi uno spazio, durante la giornata, di riflessione, di riposo, di lettura, insomma, uno spazio vuoto, dedicato essenzialmente a noi stessi, ci permetterà di rallentare il ritmo cardiaco, di allentare le tensioni, di alleviare l’ansia, di comprendere le priorità, di tornare ad essere più produttivi, anche. Insegnare ai bambini che il mondo non è solo caotico e pieno di stimoli e soprattutto che il mondo non è solo “fuori”, li può rendere più consapevoli del mondo che hanno “dentro”.

C’è un libro davvero fantastico, dedicato ai bambini che può aiutare in questo senso, si chiama “Respira insieme all’orso” della collana Il Castoro e ha proprio l’obiettivo di aiutare i bambini a sviluppare la consapevolezza, migliorare la concentrazione, stemperare l’ansia e lavorare con la fantasia attraverso simpatici esercizi di respirazione e mindfulness. E’ semplice, non servono cuscini, candele, atmosfere particolari. Basta ritrovarsi, nel tempo “vuoto” grandi e piccoli, fare un bel respiro e perdersi, rallentare, fermarsi. E ricordarsi che il tempo è prezioso, certo, ma mai quanto noi stessi e il nostro benessere.

  • Sara Messina |

    Credo tantissimo in questo pensiero educativo. Sono insegnante della scuola dell’infanzia ed è qualche anno che lavoriamo attraverso la pedagogia della lentezza . Abbiamo spiegato ai genitori l’importanza di lasciare ai bambini dei tenpi tranquilli, di non creare l’ansia di dover sempre fare qualcosa riempiendogli di input, ma di lasciare loro il tempo di esplorare e teovare questi input fuori (attraverso la predisposizione di un ambiente stimolante) e dentro di sè. Non è sempre capita da tutti che si aspettano, a riprova della bontà della scuola, documentazioni mirabolanti, ma abbiamo anche avuto dei bei riscontri

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