Siamo pronti a vedere “un governatore” che allatta?

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Mentre in Italia le donne del PD si organizzano al grido di “#towanda” (l’ho amato: finalmente un po’ di sana ironia e cameratismo) per riprendere qualche posizione all’interno del proprio perduto partito, le donne americane sono già scese in campo in modo impressionante, e non solo per i numeri. Quaranta di loro si sono candidate come governatrici: sei in più rispetto al record precedente registrato nel 1994. Quattrocento si sono registrate per candidarsi alla Camera dei Rappresentanti, erano 272 nel 2016. Cinquanta infine le candidate senatrici, che nel 2016 erano quaranta.

Ma non è tutto qui: la maggior parte di queste donne sembra indossare il proprio genere come una “menzione d’onore”: non esitano a sottolineare nelle campagne elettorali proprio la loro differenza, e tutto il bene che ne verrà.

Le mie preferite sono Krish Vignarajah e Kelda Roys, candidate governatrici democratiche per il Maryland e il Wisconsin. Krish ha diffuso un video di 30 secondi: ennesima potenza di comunicazione che si apre con 14 volti di uomini, di cui 12 bianchi: ecco l’attuale rappresentanza dello Stato del Maryland espressa nei suoi funzionari e decisori. La voce di Krish commenta: “Non si tratta solo di rappresentatività, ma di politica: gli Stati con una rappresentanza femminile al governo hanno scuole migliori, migliore assistenza sanitaria, un tasso minore di incarcerazioni.

Qualcuno dice che nessun uomo può battere Larry Hogan (l’attuale governatore)…
beh io sono “nessun uomo”: sono una madre, sono una donna e voglio essere il vostro prossimo governatore”.

Per non lasciare adito ad alcun dubbio che lei sarà diversa, Krish apre e chiude il video allattando al seno il suo bambino.

Anche Kelda ha condito il suo video di momenti familiari: il marito che tiene in braccio la sua piccola e a un certo punto non riesce più a calmarla, lei che alla fine la prende in braccio e la allatta al seno, senza smettere di raccontare come la sua prima campagna politica sia nata dalla sua esperienza personale di madre. Kelda alla fine si concede anche qualcosa in più: si commuove.

Vi ricordate quando era successo a Federica Mogherini dopo gli attentati di Bruxelles? Guido Bertolaso e Giorgia Meloni la attaccarono parlando di segno di debolezza.  Insomma, il codice di comportamento delle donne in politica sembra essere molto complicato, tanto che negli Stati Uniti è persino uscita una ricerca con delle indicazioni su come compensare la naturale diffidenza degli elettori verso la capacità di equilibrio vita-lavoro della candidate con figli. Diffidenza che si traduce in alcuni effetti principali a cui le candidate devono prepararsi:

1) Le domande emergeranno di sicuro: l’elettorato americano si preoccupa sia per la loro capacità di essere presenti ed efficaci sul lavoro che per la sorte dei poveri bambini abbandonati.
2) La preoccupazione sale allo scendere dell’età dei figli, le madri con bimbi piccoli sono avvisate!
3) E’ necessario che le candidate rispondano alle domande sulla loro vita privata: se i dubbi restano irrisolti, il danno reputazionale può essere difficile da recuperare
4) Le donne senza figli si confronteranno invece con la preoccupazione che non sappiano comprendere i problemi delle famiglie…

Oppure le candidate possono fare come Krish e Kelda: decidere di ignorare tutto questo e cambiare le regole, mostrando ai propri elettori un mondo nuovo. Hai visto mai che quello vecchio li abbia stufati?