Farina (Poste Italiane): Per avere successo non rinunciare alla maternità, è una carta in più

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Consigli alle donne che vogliono avere successo? “Gli stessi che darei a un uomo: puntare sulle proprie capacità, il proprio impegno, la propria passione”.   A parlare, in un’intervista a Alley Oop –ll Sole 24 Ore è Maria Bianca Farina, una donna che ha scalato i vertici aziendali e che oggi siede alla presidenza delle Poste Italiane, il gruppo che possiede la più grande infrastruttura in Italia, potendo contare su quasi 13mila uffici postali presenti sul territorio. Farina, classe ‘41, romana, è anche una mamma e, da poco, è diventata nonna. Secondo lei, una donna che vuole avere successo nel lavoro e nella carriera “non deve rinunciare alla propria vita privata, alla gioia di diventare mamma che le consentirà di provare esperienze impagabili”. Il successo, prosegue, “non deve diventare un’ossessione, ma un obiettivo. Vivere una vita serena: questo rappresenta il raggiungimento del vero successo. E’ importante che le donne cerchino in sé stesse le potenzialità, senza usare scorciatoie. Suggerirei alle donne ciò che direi anche a un uomo: impegnarsi, essere perseveranti, arricchire le proprie competenze. Ciò che può aiutare di più nel percorso lavorativo è rappresentato proprio dal bagaglio delle proprie capacità e dalla propria passione. Ogni donna che lavora non può e non deve pensare che non possa arrivare al traguardo: si tratta di lavorare sodo con impegno e passione, senza trascurare la famiglia”.

f30949af-1cf2-4a99-8a99-86bc9e69e5dcMaria Bianca Farina, cavaliere al merito del Lavoro, ricopre da aprile dell’anno scorso la carica di presidente di Poste Italiane; in precedenza è stata capo azienda di Poste Vita e Poste Assicura.  Da dicembre 2015 è anche presidente dell’Ania, l’associazione delle imprese di assicurazioni.  Tra l’altro, è  consigliere di amministrazione dell’Ospedale Bambin Gesù e di Save the Children. La manager ha mosso i suoi primi passi nel mondo del lavoro in un periodo storico quando le donne alle riunioni importanti erano davvero un caso unico. Ora lo scenario è cambiato, ma ai vertici c’è ancora una netta maggioranza di uomini. “ Ho conosciuto molte persone – spiega Farina –  che sembrano donne di grande successo, poi si scopre invece che si tratta di un successo molto solitario. Alle donne serve tanto equilibrio, non occorre loro buttarsi necessariamente nel lavoro a capo fitto, ma occorre impegnarsi seriamente”. Con la maternità non nasce anche un limite alla carriera, anzi: “si acquisiscono – prosegue Farina – competenze nuove. Una donna completa è ancora più razionale, competitiva e motivata. Facciamo dell’ambizione uno stimolo, non un’ossessione. Qualche volta ho visto donne con voglia di arrivare a tutti costi, è un fattore bloccante. Con l’equilibrio le cose vanno meglio e si fa più carriera.”

I NUMERI IN ROSA DELLE POSTE

Poste Italiane è, storicamente, un’azienda con una forte presenza femminilerisale al 1863 il primo ingresso di una donna in azienda grazie a un regio decreto che lo consentì. Oggi il 54% dell’organico totale (138mila dipendenti) è donna, una quota al di sopra della media nazionale che non arriva al 50 per cento. Le donne sono ancora più presenti nelle fasce alte di scolarizzazione. Tra i laureati rappresentano il 59%, tra i diplomati il 58 per cento. Inoltre più del 50%, il 58% degli uffici postali, ha come direttore una donna.

ESSERE MAMMA COME UNA PALESTRA DI LEADERSHIP

“Un punto cruciale per raggiungere le pari opportunità in azienda – sostiene Farina – è rappresentato dalla conciliazione tra il lavoro e la famiglia”.  Poste italiane sta adottando attualmente una serie di politiche per favorire il raggiungimento di questo obiettivo; riguardo al congedo, ad esempio, applica un trattamento economico migliorativo rispetto a quanto prevede la legge.  Inoltre l’azienda  ha adottato il progetto Maam U, Maternity as a master. “Maam – racconta Farina – è un progetto molto interessante,  un percorso formativo su base volontaria al quale hanno aderito circa 400 mamme. Fa sì che la mamma in congedo di maternità resti collegata all’azienda; con questo programma può allenare quelle experties acquisite col ruolo di madre, mantenendo il contatto con l’azienda. Essere mamma per quanto riguarda il mondo del lavoro diventa una palestra di leadership, aiuta a maturare e crescere nel mondo del lavoro, allenando competenze relazionali e amministrative, aumentando l’empatia”.

Dallo scorso anno al percorso Maam, il gruppo Poste ha associato il servizio Engage. “Attraverso un app – spiega Farina – permette lo scambio tra manager e dipendenti in maternità. Non fa più sentire quella frattura tra la maternità e il mondo del lavoro, quando la donna rientra in azienda sembra quasi non ci sia stata soluzione di continuità. Abbiamo più di 120 iscrizioni attive. Molto recentemente questa iniziativa è stata estesa anche ai papà”.

I NODI DOLENTI DELLE DONNE AI VERTICI

Anche in un  gruppo come Poste Italiane attento alle politiche di parità di genere, tuttavia, se si guarda alle posizioni executive la percentuale delle donne scende drasticamente al 21 per cento. “Questo numero – afferma Farina – è destinato a crescere significativamente nei prossimi anni. C’è grande attenzione alla parità di opportunità e grande attenzione a una politica che favorisca questa parità nel mondo del lavoro.  Noi, in Italia, rispetto a democrazie più avanzate siamo ancora in ritardo (rispetto ad esempio a Uk e Scandinavia); ciò non vuol dire che singole aziende come la nostra non possano e non debbano farsi carico di questa grande sfida: come aiutare, cioè, e favorire l’occupazione femminile”. E una donna che al vertice ci arriva che cosa può fare per le altre donne? “Una donna al vertice – chiosa Farina – ha la responsabilità di non dimenticarsi delle altre donne. Non significa favorirle ma significa essere attenta, aiutarle nell’organizzazione dl lavoro e nella conciliazione con la famiglia”.

  • mimma |

    Come dappertutto la percezione delle donne al vertice e di quelle alla base è molto diversa.
    La signora Farina non sa cosa significhi avere a che fare con dirigenti di uffici di base, spesso donne, che hanno comportamenti ancora peggiori degli uomini, con le loro sottoposte. Rimane il dramma tutto italiano che le carriere, nelle PA e nelle aziende di Stato, sia maschili che femminili non sono quasi mai definite da criteri di merito e competenze, nè sono incentivati e incoraggiati i lavoratori che vogliono dare contributi personali. Le “belle parole” rimangono tali solo per manager privilegiati che non hanno alcun contatto con le basi operative. Basta farsi un giretto per gli uffici.

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