Abbattere il gender gap è un’opportunità da 28 trilioni di dollari

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Il gender gap nelle retribuzioni, lo sappiamo, è uno dei principali ostacoli al raggiungimento della parità di genere. Non si tratta di pochi euro ma di cifre consistenti che portano i salari delle professioniste al di sotto,in media, del 24% rispetto a quelli dei colleghi. Percentuale che raggiunge picchi intorno al 33% nell’Asia Meridionale e del 30% nell’Africa Sub-Sahariana.

Si tratta di cifre importanti, che dovrebbero far riflettere. Ma se la dimensione di questa ingiustizia non bastasse a scuotere (quantomeno) le coscienze, ci pensano i numeri sul Pil mondiale perso. L’esclusione delle donne da una parte del mondo del lavoro si traduce infatti in una potenziale perdita di Pil per quasi 28 trilioni di dollari. Cifra che potrebbe essere però recuperata se la partecipazione femminile all’economia formale fosse pari a quella maschile.

Il dato emerge dall’ultima edizione DNV GL Global Opportunity Report, lo studio condotto annualmente a livello globale da DNV GL – Business Assurance, dal Global Compact delle Nazioni Unite e da Sustania. Si tratta di un ricerca che ogni anno prende in esame un serie di rischi globali con l’obiettivo di evidenziare le opportunità di business legati ad essi, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite.

b2db7868-9e72-40b5-9567-a60df5f239aaL’ineguaglianza in generale, e quella di genere in particolare, sono stati quindi il tema dell’ultima edizione che ha coinvolto oltre 5.500 rappresentanti del mondo delle aziende, del governo e della società civile. Nello specifico, la ricerca ha cercato di mettere in luce i principali ostacoli alla parità di genere, concentrandosi su diversi fattori tra cui l’elemento “tempo”. Dal report è emerso infatti che a limitare le possibilità delle donne nel mondo del lavoro è, prima di tutto, tutto il tempo “perso” nelle attività di cura e nelle faccende domestiche. “Le donne di tutto il mondo – si legge infatti nella ricerca – impiegano in media da 1 a 3 ore in più per la cura della casa rispetto agli uomini, e da 2 a 10 volte in più per la cura di bambini, anziani e ammalati. Una divisione impari del lavoro di cura e domestico impatta negativamente la vita delle donne e danneggia l’economia globale”.

Il Global Opportunity Report 2017 si è concentrato anche sulle opinioni e soprattutto sulle intenzioni delle aziende. Nel corso della ricerca è infatti stato chiesto loro di indicare risolvendo quali rischi globali si genererebbero le opportunità di business migliore. La risposta? Non certo l’ineguaglianza. “Le tre opportunità collegate all’ineguaglianza crescente – si legge nel report – sono state considerate dagli intervistati tra le meno strategiche della classifica generale”. Al di là quindi delle intenzioni, le aziende non sembrano, quindi, ancora pronte a risolvere davvero questo problema.

  • Stefano Schiavon |

    Tutti i valori proposti in questo tipo di conteggio sono parziali. Non si considerano solo per citare due esempi: gli effetti negativi dovuti al generale calo della natalità dovuta all’impiego di massa della donne in ambiti lavorativi che sfavoriscono la maternità (una nuova forma di schiavitù?) , la riduzione della formazione di nuclei famigliari e alla loro sopravvivenza (divorzi) in un mondo che vede solo il lavoro come totem per la vita (il lavoro per la vita o la vita per il lavoro?).

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