Il mercato del lavoro italiano a rischio collasso, se ne occupi il nuovo governo

 

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L’Italia dal punto di vista del lavoro è “a rischio collasso”. Con la popolazione che invecchia, la ridotta occupazione femminile (47,1%), la formazione che manca, la difficile occupabilità over 50, il timore “è quello di avere un Paese con un livello di competitività sempre più basso” . Lo sostiene Manlio Ciralli, Chief Brand & Innovation del gruppo Adecco per la region Italy ed Eemena, al termine di una campagna di educazione civica sponsorizzata dall’azienda in occasione delle elezioni e in vista della formazione di un nuovo governo. Così se la campagna elettorale è stata deficitaria delle problematiche fondamentali del lavoro come l’occupazione femminile o la formazione, occorre ora un’agenda del nuovo governo che metta i temi fondamentali del lavoro ai primi posti. Una nota particolarmente negativa è rappresentata dall’insufficiente attenzione alla formazione.  “La digitalizzazione – spiega Ciralli – rende osbosolete le competenze nel giro di 3-5 anni”.  Occorre dunque investire in formazione continua e l’Italia a questo proposito è agli ultimi posti della UE.  Solo per fare un esempio, ricorda Ciralli, “il governo giapponese ha stanziato l’equivalente di 200 miliardi di euro per la riqualificazione  e il reskilling della popolazione. Le persone devono essere contemporanee. L’Italia non è così distante dalla situazione del Giappone in termini di invecchiamento della popolazione. Ci dovranno essere più persone che devono lavorare nel tempo, ma bisogna anche essere compatibili rispetto al mondo esterno che va molto veloce”.

I SETTE PUNTI DOLENTI

Occupazione femminile, i giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet, ovvero not in education, employment and training) che formano un esercito silenzioso di circa 2 milioni di persone, l’occupabilità over 50, la formazione professionale, le competenze digitali, il rinnovamento di scuola e università, il lavoro nero o irregolare. Sono i sette temi fondamentali del mercato del lavoro indicati nella campagna Morningfuture finanziata da Adecco. Sono le sette gravi carenze che bisognerebbe supplire.  “Chi lavora oggi sostiene chi è andato in pensione ieri, se non generiamo generazioni capaci di pagare le pensioni del domani nasce un grave problema. E’ nostro interesse accendere riflettori su questi sette temi. Chiunque si vuole giocare la poltrona non è affar nostro. Ma questi sette temi entrino nell’agenda di chi governerà”, aggiunge Ciralli.

ITALIA INTRAPPOLATA IN UN BASSO LIVELLO DI COMPETENZE

I rischi del mancato intervento sono alti. Se il nuovo Governo non affronterà le problematiche più profonde del mercato del lavoro italiano, ci troveremo “fra due anni a essere il Paese più vecchio d’Europa, con un tasso di disoccupazione alto” e la carenza di sistemi che possano “far sì che le persone nel lungo periodo vengano ricollocate attraverso percorsi di rieducazione”, spiega Ciralli.  In Italia non si sta affrontando la grande trasformazione del mondo del lavoro: “I cicli economici si sono accorciati, la prudenza invita le aziende a fare contratti meno stabili, le competenze non vengono strutturate in sede preparatoria all’università”.  La problematica da affrontare non è la stabilità o meno del posto di lavoro. “Credo – aggiunge – che ci sia un problema globale della trasformazione del mercato. L’impiego fisso non esiste più. Il tema che esiste è il concetto di occupabilità”. Bisogna cioè puntare “ad avere competenze spendibili sul mercato, formazione continua. Se non sei contemporaneo, entro 5 anni rischi di essere a livello di occupabilità più basso rispetto ad altri che arrivano su mercato”.

La fase storica in cui si studiava, poi si lavorava, poi si andava in pensione è finita. Ora la formazione dev’essere permanente: E’ un problema globale, tutto il mondo deve cambiare il proprio paradigma sulla formazione (work life learning). Un disoccupato con più di 50 anni ci mette in media più di due anni a trovare lavoro. A causa proprio dell’obsolescenza delle competenze.

Secondo l’Ocse attualmente l’Italia è intrappolata in un low-skilled equilibrium, un basso livello di competenze generalizzato: una situazione in cui la scarsa offerta di competenze è accompagnata da una debole domanda da parte delle imprese. Inoltre  l’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di skill mismatch (il fenomeno per cui le competenze di un lavoratore non sono allineate con quelle richieste per compiere uno specifico lavoro) in Europa, seguito dalla Spagna nonché l’unico Paese del G7 in cui la quota di lavoratori laureati in posti con mansioni di routine è più alta di quella che fa capo ad attività non di routine. Ovvero: l’unico Paese in cui i laureati sono demansionati rispetto alle proprie competenze.

LE PROPOSTE IN TEMA DI FORMAZIONE

In tema di formazione, in particolare, la proposta della campagna Morningfuture.com punta a sviluppare di più gli Istituti tecnici superiori; costruire percorsi di formazione duale sul modello tedesco in grado di permettere agli studenti di imparare una professione; promuovere una grande campagna di alfabetizzazione sulle competenze digitali che colmi i gap individuati nelle persone adulte; accelerare la fase 2 del Progetto Industria 4.0 al fine, tra l’altro, di supportare le aziende nel reskilling e nella formazione continua.

  • emilio iunco |

    Sono un disoccupoato over 50, laureato in informatica ma con una competenza “trasversale”, sia lato IT che amministrativo-contabile
    Credo molto nella formazione continua e per tale motivo dedico molto tempo all’approfondimento su tematiche quali business intelligence, controllo costi e contabilità generale.
    Sono d’accordo con quanto scritto nel’articolo.
    Oltretutto penso che nella situazione attuale, nella qale gli imprenditori siano più attenti ai costi che alle competenze dei loro impiegati, possa essere vincente avere una capacità di analisi ed un skill il più ampio possibile.

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