‘AAA abito offresi’, un aiuto nella ricerca del lavoro

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“Ma come mi vesto?” Può un abito ancora fare la differenza in un colloquio di lavoro?  E può aiutare a trovare indipendenza economica e fiducia in se stessi? A tanti potrà sembrare una formalità mentre  può trasformarsi in un aiuto fondamentale per donne disoccupate, che hanno bisogno di aiuto o immigrate. Con questa filosofia “Dress for Success”, la no profit americana  che aiuta le donne svantaggiate e le donne che ricevono la disoccupazione da più di quattro mesi a trovare lavoro e raggiungere l’indipendenza economica, dopo aver aperto a Roma la prima boutique, apre nella capitale i battenti della sua filiale italiana  “Dress for success Rome”.  Per aiutare donne svantaggiate o in difficoltà o immigrate indicate da case famiglia, associazioni, centri d’accoglienza o centri d’impiego, donne dai 18 ai 60 anni. E lo fa in modo particolare: donando l’abito giusto per un colloquio di lavoro e per la prima settimana lavorativa.

Gli abiti, nuovi, o comunque in buono stato, sono messi a disposizione, gratuitamente, da aziende o persone vicine all’associazione o dalle aziende di moda che intendono sponsorizzare il progetto. Ma non ci si ferma ai vestiti. L’obiettivo di “Dress for success Rome” è anche fornire il supporto necessario per ricostruire la fiducia in se stesse. Per questo Dress for Success Rome, in collaborazione con il movimento di volontariato italiano della regione Lazio (MoVi), offre anche programmi di mentoring, consulenze d’immagine e personal styling , ma anche seminari per la crescita professionale e supporto nella ricerca dell’impiego. Quindi dall’abito e dall’esame del curriculum al recupero dell’autostima e alla crescita professionale.

dress1La formula ‘Dress for Success’ Worldwide nasce nel 1996 dall’intuizione di una studentessa americana, Nancy Lublin che riceve come eredità 5.000 dollari dal bisnonno e decide di investirli in qualcosa che aiutasse gli altri. Nata in una sala di una chiesa a Manhattan si è velocemente diffusa prima in America e poi nel mondo; oggi conta più di 152 sedi in 30 Paesi ed ha aiutato oltre 55 mila donne. Francesca Jones, fondatrice e presidente dell’unica sede italiana,  sottolineato quanto sia importante la collaborazione di diversi enti: le aziende che vogliano supportare il progetto, le associazioni o centri di impiego che possano collaborare indicando donne da aiutare, studenti o professionisti disposti ad aiutare. “Un progetto che vuole essere una luce, un messaggio positivo e costruttivo che crede nelle donne e nelle loro capacità”.