La storia di Giorgio e Greta: il diritto di essere gemelli

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Giorgio e Greta sono due gemelli nati dagli ovuli della stessa donatrice e venuti alla luce grazie a un’altra donna, in un ospedale Californiano. Il giorno della loro nascita sono stati registrati come gemelli perché per la legge di quello Stato, lo erano e lo sono, essendo figli degli stessi genitori. Giorgio e Greta (in tutto l’articolo vengono usati nomi di fantasia per salvaguardare la riservatezza della famiglia) hanno soltanto una particolarità, i loro genitori sono una coppia omosessuale che ha deciso di percorrere la strada della GPA, ossia della Gestazione Per Altri. Hanno quindi fornito il seme per la fecondazione degli ovuli che ha portato alla nascita dei loro figli. Da quel momento in poi i due papà si sono occupati dei loro due gemelli di fatto, crescendoli e costruendo con loro un nucleo familiare comune dove i padri insegnano ai figli tanto quanto i figli insegnano ai genitori. Gemelli non solo biologici quindi ma fratelli dal punto di vista del nucleo familiare, affettivo e esperienziale.

Un nucleo familiare che, tuttavia, mancava di formalità. Il diritto italiano infatti non consente automaticamente il riconoscimento dei figli nati da GPA ad entrambi i genitori dello stesso sesso. Ammette soltanto il legame biologico con il padre che ha donato il seme, se viene richiesto. Giorgio e Greta pur essendo biologicamente e di fatto gemelli, pur essendo cresciuti assieme, per il diritto italiano non potevano essere considerati automaticamente fratelli. Scrivo al passato perché fortunatamente, nei giorni scorsi qualcosa è cambiato. Dopo anni di lotte per poter riconoscere ai loro figli il diritto a una famiglia, i due papà hanno ottenuto dal Sindaco di Milano, nella sua qualità di Ufficiale di Stato Civile, la trascrizione degli atti di nascita dei due gemelli con l’indicazione di entrambi i genitori italiani di sesso maschile, ai sensi e per gli effetti dell’art. 28, comma 2, lett. B), D.P.R. 396/2000.

“È una notizia che ci ha felicemente colti di sorpresa nei primi giorni del nuovo anno – commenta uno dei due papà – il comune ha deciso di trascrivere integralmente gli atti di nascita dei nostri figli, quindi, finalmente anche per la legge italiana, siamo diventati genitori legali di entrambi i bambini che, a loro volta, sono diventati fratelli anche per l’Italia. Le nostre vite cambieranno, niente più deleghe per la scuola, per i vaccini… ma soprattutto la soddisfazione di essere anche per la legge una famiglia in senso più completo, a beneficio soprattutto dei diritti dei nostri figli. Entrambi saremo vincolati ad essere genitori per tutti e due i nostri figli, non potremo sottrarci qualsiasi cosa dovesse mai accadere. Non correremo il rischio di essere separati da loro, né i bambini potranno mai essere separati l’uno dall’altro. Siamo fortunati, intorno a noi abbiamo avuto accoglienza e felicità: quando lo abbiamo detto alle educatrici dell’asilo, una di loro, emozionandosi ci ha detto: “che bello, è come se li aveste fatti nascere un’altra volta”.

Perché per ottenere questo risultato è stato necessario scomodare il Sindaco? La questione è prettamente giuridica. Il Sindaco è autorizzato a negare la trascrizione di un atto di stato civile formato all’estero soltanto nel caso in cui lo ritenga contrario all’ordine pubblico, come previsto dall’art. 18 D.P.R. 396/2000. L’ordine pubblico cui si riferisce tale norma è da intendersi quale “ordine pubblico internazionale”, ossia quale “insieme di principi di carattere universale, comuni a molti ordinamenti giuridici volti alla tutela e all’implementazione di diritti fondamentali della persona umana, spesso sanciti in dichiarazioni o convenzioni internazionali’’ (cfr. tra le tante: CASS. 19405/2013). Si tratta di una facoltà generale che in passato è stata utilizzata per respingere determinati atti (un tempo ad es. venivano respinti, in forza di tale clausola, gli atti di divorzio, gli atti di matrimonio same-sex, etc.). Se nel caso specifico il Sindaco si fosse opposto adducendo motivi di ordine pubblico i due papà avrebbero dovuto attivare una procedura giurisdizionale volta ad impugnare il rifiuto di trascrizione del Sindaco e far sì che tale trascrizione venisse ordinata dal giudice (come già  accaduto in passato). Il fatto che per la prima volta a Milano sia stata presa questa decisione, oltre che facilitare notevolmente le procedure per il riconoscimento dei figli nati all’estero da GPA, ha consentito ad entrambi i bambini di acquisire più diritti, sia nei confronti dei propri genitori (prima avevano diritti solo in relazione al padre biologico) sia nei confronti del proprio fratello/sorella gemello/a. Giorgio e Greta sono ora giuridicamente fratelli con tutto ciò che ne consegue su un piano giuridico: diritti successori, obblighi alimentari, ecc. È la prima volta che accade a Milano ed è un “traguardo che – sostengono i legali di Avvocatura per i diritti LGBT* – Rete Lenford, Manuel Girola e il dott. Giacomo Cardaci – tutela i diritti fondamentali dei bambini delle famiglie LGBT*. Ora finalmente i due gemelli hanno due genitori e sono fratelli non soltanto di fatto, ma anche di diritto: questa è forse la più grande soddisfazione della nostra storia professionale”.

Una svolta cruciale anche per i genitori di Famiglie Arcobaleno, l’associazione che raccoglie le istanze delle coppie omogenitoriali italiane. Per la Presidente, Marilena Grassadonia : “è una notizia molto importante quella di questo grande comune del nord Italia che decide di trascrivere i certificati di nascita con due papà. È un’azione volta tutta a difendere gli interessi dei due minori. È ora di affrontare in maniera definitiva e su scala nazionale i temi e i bisogni che riguardano le tante famiglie arcobaleno che sono in Italia. Le nostre famiglie continuano a muoversi in una giungla di esperienze diverse, in funzione dei tribunali o dei comuni dove vivono, perché purtroppo continua ad essere assente una norma unica in tutto il Paese: è il legislatore che deve intervenire e i politici che devono aggiungere questi argomenti da subito nell’agenda della campagna elettorale. Noi siamo ancora qui, con le recenti ferite ancora aperte, ma con obiettivi sempre più chiari: quello del riconoscimento dei figli alla nascita e quello di diritti veri e pieni per i bimbi che esistono già“.