Parità di genere: in questi anni è stata segnata una strada su cui proseguire nel futuro

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Sta per giungere al termine una legislatura in cui grazie alle donne e agli uomini del Pd sono state fatte scelte di fondo strutturali per favorire la democrazia paritaria a 360 gradi e portare a valore per tutto il Paese le differenze di genere. Molto c’è ancora da fare, in particolare sull’occupazione femminile, sui provvedimenti per garantire la conciliazione tra vita professionale e familiare, sulle norme relative al congedo di paternità per favorire una genitorialità realmente condivisa. Ma va riconosciuto che in questi anni abbiamo fatto vivere concretamente un’azione e una cultura politica basate sul principio del superamento delle discriminazioni verso l’essere donna, puntando sul valore della libertà, dell’autonomia, della responsabilità e del rispetto delle donne.

L’asse politico e culturale è CONDIVIDERE tra donne e uomini le responsabilità pubbliche – in politica, nel governo – e private e familiari.

Condividere le esperienze di vita, familiari e di lavoro; condividere ruoli e funzioni apicali e di rappresentanza; condividere scelte politiche e azioni di governo; condividere benessere e opportunità di futuro. La condivisione paritaria tra donne e uomini è un valore politico e democratico, ed è un programma politico e democratico. Il nostro programma, anche per la prossima legislatura: siamo credibili perché lo abbiamo già davvero avviato, per arrivare alla costituzione di una effettiva società di donne e di uomini.

Se vogliamo crescere – crescere in modo sano, etico, equo, sostenibile – dobbiamo pensare, davvero e concretamente, all’Italia come un Paese di donne e uomini. Dobbiamo poter contare sul contributo di tutte e tutti.

In questi anni sono state fatte cose importanti, grazie al Parlamento con la maggiore presenza femminile di sempre e a governi che hanno scelto di agire e condividere responsabilità importanti, di donne e di uomini.

La ratifica della Convenzione di Istanbul nel 2013 è stata la prima scelta politica forte, che ha permesso al Paese di assumere la più avanzata e complessiva piattaforma di rispetto dei diritti umani, di superamento di ogni forma di violenza e discriminazione, di contrasto alla violenza contro le donne, fondata sul cambiamento culturale e di comportamenti diffuso e positivo, grazie al contributo di tutte le Istituzioni e la società civile. E anche l’adesione dell’Italia nel settembre 2015 all’agenda 2030 dell’Onu va nella stessa direzione, con la parità tra donne e uomini, l’obiettivo 5, che è obiettivo trasversale indispensabile alla realizzazione anche di tutti gli altri.

Dentro questa scelta politica fondamentale si è lavorato concretamente con diverse azioni. Per contrastare il femminicidio (con la L.119 del 2013) e per dare sostegno a chi subisce violenza. Per eliminare una delle discriminazioni più vili e gravose sul lavoro, grazie al nuovo meccanismo telematico previsto dal Jobs act per i licenziamenti volontari che impedisce le dimissioni in bianco. E grazie al Jobs act si è estesa l’indennità di maternità a tutte le lavoratrici iscritte alla gestione separata. Inoltre per sostenere il reddito delle famiglie e la conciliazione degli impegni privati e di lavoro sono stati previsti i voucher baby sitter e il bonus bebè. E per favorire la condivisione delle responsabilità familiari con la legge di bilancio 2016 il congedo di paternità è stato reso obbligatorio per 2 giorni (ancora pochi, ma è stato un primo segnale importante).
Abbiamo poi modificato le leggi elettorali (per gli enti locali, con la L. 56 del 2014, per le europee, con la L. 65 del 2014) per inserire l’equilibrio di genere e la norma antidiscriminazione come regola equa di ogni competizione elettorale.

Abbiamo poi agito sul sistema di istruzione e formazione, grazie al comma 16 della L.107, che ha previsto Linee guida per le scuole per la parità tra donne uomini e il contrasto alla violenza di genere. Quando abbiamo presentato le Linee guida, lo scorso 27 ottobre, lo abbiamo fatto all’interno di un più complessivo Piano di educazione al rispetto, ispirato all’art. 3 della Costituzione e fondato sull’idea che il rispetto delle differenze sia decisivo per contrastare violenze, discriminazioni e comportamenti aggressivi di ogni genere, e per affermare un modello di convivenza civile e democratica, positiva e paritaria. La scuola, deve, può e vuole essere un fattore di uguaglianza, protagonista attivo di quel compito – “rimuovere gli ostacoli” – che la Repubblica assegna a se stessa. Ed essere in questo modo lo spazio dove dare a bambine e bambini, a ragazze e ragazzi la cultura e le competenze su cui costruire i propri progetti e realizzare le proprie speranze, rendendoli cittadine e cittadini attivi, informati, consapevoli, rispettosi e uniti in una comunità che produce benessere.

In questi anni è stata segnata una strada, per un cambiamento culturale profondo fondato su condivisone e rispetto: continuare su questa strada deve essere una priorità condivisa, se guardiamo alla sfida elettorale ormai imminente, dentro la quale attivare un confronto positivo di idee e proposte. Ne va del futuro giusto e sostenibile che vogliamo offrire alle ragazze e ai ragazzi che sperano di poter vivere in un Paese migliore.