Adozione di bambini speciali: un’iniziativa per coppie e operatori

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Lo scenario delle adozioni internazionali è cambiato negli ultimi anni: si è alzata l’età media dei minori adottati, ma soprattutto sono aumentati percentualmente i bambini cosiddetti “special needs”, ossia bambini con bisogni speciali (che presentano patologie sanitarie o comportamentali più o meno gravi, bambini maggiori di 7 anni o appartenenti a fratrie numerose).

Quando una coppia decide di dare la propria disponibilità all’adozione spesso nulla o ben poco sa di questa realtà e ciò che fino a pochi anni fa poteva essere gestito come un caso sporadico, oggi invece richiede sempre più una preparazione specifica sia degli operatori sia delle coppie. Le coppie dovrebbero arrivare preparate al momento della proposta di abbinamento del minore, l’amore da solo non basta a sanare tutte le ferite, ci vuole consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse e soprattutto la conoscenza di cosa sta dietro la definizione di “bisogni speciali”.

Per questo motivo l’ente ARAI-Regione Piemonte (il primo ente autorizzato pubblico in Italia) ha pensato di istituire un percorso formativo specifico, avendo stimato, in base alla propria esperienza, un incremento dal 4% al 30%, dal 2004 a oggi, delle proposte di abbinamento di bambini con almeno una caratteristica annoverata tra i bisogni speciali. Il tempo dell’attesa deve essere per la coppia non un periodo vuoto da subire passivamente, ma un fecondo percorso di crescita.

Da gennaio a novembre 2017, l’ARAI-Regione Piemonte ha organizzato in collaborazione con le équipe territoriali della Regione Piemonte un ciclo di 5 incontri specifici totalmente gratuiti di approfondimento sulla disponibilità ai bisogni sanitari, che ha visto l’adesione di più di 250 partecipanti. Lo stesso tipo di incontri è stato organizzato in Lazio (l’ultimo appuntamento è per il 15 dicembre) e in Liguria (prossimo appuntamento il primo dicembre).

Proprio in continuità con l’offerta di strumenti informativi alle famiglie e agli operatori, il 20 novembre in occasione del XXVIII anniversario della Convenzione ONU dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza il Servizio Pubblico per le Adozioni della Regione Lazio ha organizzato in collaborazione con l’ARAI, presso la Sala Rame della Regione Lazio a Roma, il seminario formativo “L’infanzia mal-trattata: la famiglia che accoglie come luogo degli affetti e della cura”.

hippo_box_toy_shadow_sunny_black_white_window_sill-1136471-jpgsCosa si intende per maltrattamento e abuso? Quali esperienze e quale prospettiva evolutiva si aprono nell’incontro con un contesto di accoglienza capace di donare senso a ciò che è stato? Queste le domande a cui l’evento ha cercato di dare una risposta.
La dottoressa Francesca Ianniello, specializzanda in Pediatria – Istituto di Clinica Pediatrica – Università Cattolica del Sacro Cuore ha introdotto il tema attraverso i numeri: “Un bambino su 4 nel mondo subisce maltrattamenti; 1 su 7 abusi sessuali”. L’universo del maltrattamento e dell’abuso è molto complesso: non solo incuria ma anche inadeguatezza delle cure fisiche e psicologiche offerte, in senso sia quantitativo sia qualitativo, bullismo, cyber bullismo… L’abuso non è così lontano da noi come siamo portati a pensare e per questo non deve rappresentare un tabù.

“Il concetto di abuso è ormai superato”, come ha sottolineato il professor Pietro Ferrara (pediatra e presidente per il Lazio della Società Italiana di Pediatria e della Commissione Abuso e Maltrattamento e giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Roma), “ora parliamo di Adverse Childood Experiences, ovvero di tutte quelle situazioni (fisiche, psicologiche, relazionali) capaci di lasciare una cicatrice profonda. In persone esposte a ACE ripetutamente l’area del cervello chiamata ippocampo, coinvolta nell’elaborazione delle emozioni e fondamentale per la costruzione della memoria episodica, si può ridurre fino al 7%”.

La dottoressa Donatella Simonini, psicologa psicoterapeuta, consulente ARAI per la sede di Torino, membro dell’équipe su abuso e maltrattamento “Cappuccetto rosso” della ASL di Torino, ha accompagnato la platea in un viaggio all’estero per comprendere cosa significhi accogliere un bambino che ha vissuto situazioni complesse. Attraverso un fotoreportage della vita di una bimba russa con i genitori tossicodipendenti ha fatto toccare con mano quali esperienze vivono quotidianamente e quale vissuto porteranno con sé i figli che verranno in adozione internazionale. Ma quali prospettive si aprono nell’incontro con una famiglia adottiva accudente e protettiva? La dottoressa Simonini ha ricordato come “Un trauma può essere elaborato o può avere una forza diversa a seconda di vari fattori: l’età in cui avviene, la sua durata nel tempo, le nostre caratteristiche personali, ma anche e soprattutto la nostra capacità di farvi fronte attraverso l’ambiente che ci circonda, gli affetti e la cura che riceviamo”.

Il professor Ferrara ha sottolineato come in Italia “facciamo solo prevenzione terziaria, intervenendo solo successivamente al verificarsi di situazioni o contesti abusanti. Abbiamo bisogno di dialogo e confronto tra discipline diverse, noi pediatri nel corso di specializzazione studiamo molte malattie rare, ma non siamo preparati ad affrontare questi temi a cui non sappiamo dare una risposta ma che coinvolgono la maggior parte dei nostri bambini. Il 4 dicembre finalmente, si riuniranno tutti i Direttori di corsi di specializzazione in Pediatria d’Italia per inserire nei corsi di laurea anche questi temi. Un primo passo importante verso una nuova pediatria sociale”.

  • paola |

    Ma le persone single non possono fare un adozione speciale. ciao da paola

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