Mariposa, l’associazione che a Cefalù riunisce donne normali

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A che cosa pensiamo quando osserviamo volare una farfalla? Al bruco che era? Ai colori meravigliosi delle sue ali, combinati in maniera sempre diversa in ogni esemplare? Alla primavera e al carico di energia che solo questa stagione è in grado di sprigionare? Io penso alle donne siciliane. E in particolare ad un gruppo di donne di Cefalù. Farfalla in spagnolo è tradotto in ‘mariposa’ e questo è il nome che un gruppo di donne del rinomato centro della provincia palermitana ha scelto di dare alla loro vivace associazione culturale. “Ce ne sono a migliaia di vivaci e attivissime organizzazioni femminili sul territorio!” – mi si potrà ribattere – “Cosa avrà mai questa Mariposa di così speciale?”. Quello che hanno di speciale l’ho scoperto stando con loro un intero fine settimana di ottobre, invitata a parlare ancora una volta di finanza in gonnella. Il club è fondato e animato principalmente da “le quattro stagioni”, mi racconta la presidente, Santa, amatissimo medico del paese. Quando si parla della ‘dottoressa’ tutti si mettono sull’attenti.

mariposaPasseggiando con lei ci si deve fermare continuamente: tutti vogliono salutarla, ringraziarla, mostrarle un gesto d’affetto. Un filo di perle sempre al collo e un cuore grande come il promontorio roccioso che circonda la bella Cefalù. Enza è la pediatra. A cena, elegante in un abito di pizzo rosa e il sorriso stampato in faccia per tutta la serata, mi racconta di essere appena rientrata da un viaggio di lavoro a Madrid dove ha percepito il nervosismo per la crisi catalana. Con lei si parla di tutto: cultura, politica, medicina e delle ‘coffe’ di Dolce e Gabbana. Adriana, ex insegnante di scuola elementare, mi prepara un pranzo da mille e una notte, con gli anelletti al forno immersi nel ragù e con le immancabili melanzane a fare da tappeto a questo tripudio di calorie e a seguire il ‘falsomagro’, un arrosto di vitello ripieno di ogni ben di dio, a cominciare dal caciocavallo ragusano che manda in soffitta ogni possibile tentativo di restrizione calorica. Adriana ha tre figli, di cui una che vive in Thailandia. Quasi tutte queste donne hanno figli che vivono lontani dalla Sicilia. Nessuna parla di questo fatto con dispiacere, anzi. Hanno fatto il possibile affinché questi ragazzi approfittassero delle opportunità da cogliere fuori dalla difficile Trinacria, dove si può fare tanto (oggi molto più degli allucinanti anni ’80 e ’90), ma non tutto.

I figli di Letizia ad esempio – artefice dei migliori cannoli siciliani che io abbia mai mangiato e mai mangerò – vivono uno a Londra e uno a Milano, perché professionisti nel mondo delle banche d’affari e queste sono le piazze naturali per svolgere questo lavoro. Letizia non solo li incoraggia ma non aspetta Pasqua e Natale per il ritorno a casa di Aurelio e Francesco, piuttosto si sposta lei – con il consorte, si intende – con grande frequenza e grande piacere verso di loro.

Non si dice l’età di queste signore, ma la maturità c’è: lo evidenzio solo perché Letizia interagisce con lo smartphone molto meglio di me. Si occupa della vita sui social di Mariposa. E ha un’ironia pungente e un sarcasmo raramente trovati altrove. Non mi potrò scordare quanto mi ha fatto ridere con le sue battute al fulmicotone. Così come non mi dimentico della gradevolezza di una delle associate Mariposa, Maria: 84 anni portati con la leggerezza di una 40enne è la regina delle partite di burraco, il loro grande hobby che le vede impegnate in estenuanti – e divertentissimi – tornei cittadini (ma anche casalighi!). Gioca fino alle 4 di notte, se trova chi resiste! Tre figli, 8 nipoti e due pronipoti. Gli accessori di corallo indossati la sera in cui l’ho conosciuta mi hanno incantato, per la luce siciliana che conferivano alla sua espressione. Anche lei non aspetta le feste comandate per rivedere i figli: un viaggio notturno di 10 ore di pullman per raggiungere Roma in un solo week end e il ricongiungimento con il figlio è fatto. A patto di essere di ritorno il lunedì mattina per preparare il pranzo alla nipote Flaminia quando torna da scuola, perché la mamma lavora. Tutto questo non le impedisce certo di trascurare i suoi impegni con la Fidapa Sicilia, vale a dire la Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari. La cui presidente però, con un mandato in via di conclusione, è un’altra mariposa, Angela. Si chiamano le ‘Fidapine’. Angela mi racconta di tutte le iniziative che hanno messo in campo per declinare al meglio il compito dato dall’Associazione nazionale: i talenti delle donne. In un biennio l’associazione nazionale chiede un minimo sindacale di cinque eventi. Le fidapine di Cefalù ne hanno organizzati una trentina. Chi si ferma è perduto!

Mi colpisce la storia di sua sorella che abita Chicago da decenni: trasferita per amore dopo aver sposato un americano, ha trovato senza problemi la sua dimensione professionale diventando una professionista nel campo dell’elettromeccanica. Immaginate una siciliana farsi largo in questo campo nell’America degli anni ’60? Angela va a trovarla almeno tre mesi l’anno, anche quando nella capitale dell’Illinois ci sono 30 gradi sotto zero. Nessun problema per una siciliana abituata a vivere sotto il solleone!

Donne normali, normalissime, che lavorano o hanno lavorato tanto, curato la famiglia e fatto spiccare il volo ai figli, senza però trascurare l’impegno sociale, il grande motore capace di mantenere lo spirito giovane e attivo, positivo non solo per sé ma anche per l’ambiente e il territorio in cui si vive. Hanno la specialità della normalità. In tutta la sua grandezza. Chi non vorrebbe essere una Mariposa?