Adozioni in Kirghizistan: anche la Commissione Adozioni condannata

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Arrivare ad abbracciare quel figlio tanto cercato e desiderato, dopo anni di attesa, superando ostacoli e burocrazia per poi scoprire che non c’è nessun bambino, e che quello che sembra essere un percorso regolare, intrapreso nel rispetto delle leggi e dei diritti dell’infanzia, è in realtà la peggiore truffa ordita ai danni del maggiore dei desideri vitali, quello genitoriale, sarebbe un’esperienza devastante per chiunque. A provarla sulla propria pelle, nel 2012, furono 21 coppie italiane che volarono in Kirghizistan per adottare alcuni bambini tramite l’intermediazione dell’ente Airone Onlus. Le coppie, ignare di tutto, avevano in molti casi versato le somme necessarie a completare l’iter adottivo e alcune avevano purtroppo anche incontrato i bambini, che si sono rivelati poi non adottabili, dato che in realtà avevano una famiglia e non versavano in stato di abbandono. Una vera e propria farsa, come ci ha raccontato qualche mese fa Fabio Selini, rimasto vittima insieme a sua moglie del raggiro.

Dopo anni di speranze, finalmente un segnale importante per le coppie che attendono ancora giustizia per questa triste vicenda. Il 30 ottobre la seconda sezione del Tribunale civile di Roma ha condannato al risarcimento del danno a favore di una delle coppie, i coniugi Falena, assistiti dall’avvocato Pierfrancesco Torrisi, non solo l’ente Airone Onlus, ma anche la Commissione Adozioni Internazionali, l’organo della Presidenza del Consiglio preposto al controllo e garante dell’operato degli enti autorizzati in Italia. Il giudice ha riconosciuto la responsabilità  civile della Commissione per “omessa vigilanza a fronte delle evidenti irregolarità”. Era noto, scrive il magistrato nella sentenza di Roma, che “l’ente Airone Onlus operava tramite un referente di fatto diverso da quello indicato alla Commissione, mentre non erano stati raccolti dall’ente accreditato documenti fondamentali quali le schede dei bambini”.

Ricordiamolo, in Italia la legge 476/98 ha reso obbligatorio l’intervento degli enti autorizzati in tutte le procedure di adozione internazionale. Tale autorizzazione viene rilasciata dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, previo accertamento dei requisiti di legge. La stessa Commissione, come riporta il sito ufficiale, “vigila sul loro operato”.

A Savona è tuttora in corso il processo penale per stabilire se intorno alle adozioni in Kirghizistan ci fosse un vero e proprio racket gestito dal referente locale oggi latitante Alexander Anghelidi, inquisito, insieme ad altre quattro persone, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa per la compravendita di bambini. Dichiarano i coniugi Falena: “Continueremo a batterci affinché non accadano in futuro drammi simili. E’ necessario uno sforzo congiunto, da parte di tutti gli enti e le autorità  preposte al controllo. Il percorso adottivo deve essere una strada di incontro e di amore, nella massima trasparenza ed efficienza, sempre protetto e nel rispetto della Legge per tutelare i minori e le famiglie”.