Cristina D’Avena: perché i bambini che siamo stati non ci abbandonano mai

“La vita è una magia
tra sogno e realtà e con
la fantasia piu’ bella diverrà”

Magica Magica Emy – Alessandra Valeri Manera / Giordano Bruno Martelli (C) & (P) 1986 R.T.I. SpA

img_3469Chi riesce a conquistare uno spazio nel nostro cuore da bambini state pur certi che rimarrà lì per sempre. L’ho capito al mio compleanno, due settimane fa quando, seduto in un bar del centro per un caffè con un amico, ho visto Cristina D’Avena. Spinto da una valanga di ricordi il mio primo istinto è stato di alzarmi, fermarla, salutarla. Ma mi sono bloccato e, dimenticando tutta la mia faccia tosta, ho trovato mille scuse per non farlo: “è al telefono… mi sembra impegnata, chissà quanti la fermano…sarà anche stufa”. In sostanza mi sono imbarazzato. Eppure, durante tutta la conversazione al tavolo, ho controllato con la coda dell’occhio se avesse finito di telefonare. Sì a trentanove anni suonati, Cristina D’Avena è riuscita a paralizzarmi a un tavolino da caffè, le orecchie rosse, gli occhi sognanti, manco fosse la mia cantante preferita (manco fosse Mariah…).

img_3468Figurarsi quando ho scoperto che per i suoi 35 anni di carriera il 10 di novembre è in programma l’uscita del suo nuovo Album “Duets – tutti cantano Cristina” (Warner Music). 16 tra i pezzi più famosi dei cartoni animati anni ’80 e ‘90 cantati in coppia con altrettante star della musica italiana: da Loredana Bertè a Elio passando per Emma Marrone, Giusy Ferreri, Arisa e tanti altri. In attesa di sapere che effetto possa farmi la sigla di Pollon, Pollon combinaguai interpretata da J-Ax, quello che più mi ha stupito è la straordinarietà di un progetto di questo genere. Per quanto ami Cristina D’Avena non stiamo certo parlando di Pavarotti & Friends. Allora cosa ha convinto 16 artisti in cima alle hit Italiane (non stiamo parlando di cantanti sconosciuti e/o obsoleti, insomma non è gente da Grande Fratello VIP) a impegnarsi in un album che raccoglie sigle di cartoni animati che, peraltro, non sono una novità ma calcano i palinsesti da 10 o, addirittura, 20 anni?

Ho cercato di fare un passo indietro e di considerare la mia esperienza. Cristina ha accompagnato una buona parte della mia vita impegnata a interpretare le sigle orecchiabili dei miei cartoni animati preferiti. Storie che ho vissuto, avventure in cui mi sono immedesimato prima con la limpidezza di un bambino, poi con un approccio più complesso, da adolescente. Risentire quella voce, quelle melodie, non fa altro che provocare l’effetto di un vecchio album di fotografie, la sensazione che ci pervade quando sentiamo il profumo di un cibo familiare a casa dei nonni. Così la sigla di Occhi di Gatto o di Sailor Moon è in grado di riportare alla mente quelle sensazioni, quegli stati d’animo, che abbiamo messo da parte ma sono ancora lì, pronti a ricordarci momenti felici o tristi (visto che la mia punizione tipica per un brutto voto è sempre stata: niente cartoni animati) ma comunque momenti legati al nostro passato, alla nostra storia. Non è un caso che nel 2016, quando Carlo Conti la portò ospite nella serata finale del Festival di San Remo, il suo medley fu l’unico a dare un po’ di brio e a far cantare la tradizionalmente ingessata platea di vip e starlette.
img_3466E se vogliamo considerare il mondo LGBT* Cristina D’Avena smette di essere un’artista e diventa una star, una vera e propria icona pop. Da tempo schierata a favore dei diritti, proprio sul palco dell’Ariston, nel periodo di approvazione della legge Cirinnà ha sfoggiato, come molti cantanti in gara, il nastro arcobaleno. Per una performer di sigle dei cartoni animati è un gesto piuttosto coraggioso. Non si contano poi le sue apparizioni e i concerti in locali frendly tra il tripudio del pubblico. La sua voce ammiccante è stata per anni il simbolo delle magie e gli strass di Creamy o Magica Amy, dei primi personaggi velatamente LGBT* di Sailor Moon, degli intrighi e delle segrete storie d’amore di Lady Oscar o del più recente Piccoli Problemi di Cuore, un mix esplosivo che ha spinto la comunità LGBT* a non dimenticarla e a sostenerla come una vera e propria icona. Nel 2014 in un’intervista su Venerdì di Repubblica confessava che personaggi come L’Incantevole Creamy, una bambina maschiaccio che con la bacchetta magica si trasforma in prima donna, piace e commuove i suoi amici i gay ai concerti. Concerti sempre sold-out, s’intende.
A ben vedere il merito che bisogna dare a un’artista come lei è anche un altro ossia essere stata sempre coerente. Lungi dal rincorrere il successo che sarebbe potuto arrivare da un cambio di immagine e carriera vocale, è rimasta fedele al suo genere. Da eterna fatina ha continuato a far sognare i suoi fan, piccoli e grandi, con lo stesso genere di canzoni per più di due generazioni. Non si è montata la testa quindi o, forse, è stata più intelligente di altri. Fatto sta che, avendola vista di recente, vi garantisco che nemmeno il suo aspetto è cambiato di una virgola. Forse dietro di lei c’è proprio la Magica Emy.

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  • Roberto |

    Per la cronaca non è magica Amy e neppure magica emy! Semplicemente magica Emi.

  • Edoardo B. |

    Articolo splendido! Non so cosa mi piaccia di più: se l’analisi della straordinarietà dell’album o il riferimento a Mariah (da fan della grande Whitney) o quello alla comunità LGBT… …così tanto che mi rappresenta. Cristina D’Avena è bravissima e merita ogni successo con questo progetto.

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