Siti porno: chi l’ha detto che non sono per le donne?

deuce2

Maggie Gyllenhaal interpreta la prostituta Candy nella nuove serie The Deuce della Hbo

Non c’è niente di maschilista come il porno, nell’immaginario collettivo. Dalla liberazione sessuale degli anni 60 in poi le donne hanno sempre lottato per la parità fra le lenzuola, ma non hanno mai fatto pubbliche battaglie per rompere il soffitto di cristallo delle produzioni a luci rosse. Eppure, intorno a questi temi anche le donne hanno un vissuto di normalità. E la parità passa anche dal cominciare ad ammetterlo liberamente.

Le donne frequentano i siti porno? La prima risposta è sì. E la seconda è che non fanno fatica ad ammetterlo. Pornhub, uno dei colossi del settore, ogni anno traccia l’identikit del suo pubblico, Paese per Paese. Scopriamo così che in Giamaica il pubblico femminile dei siti hard è il 46% del totale: è il record mondiale, è quasi parità. Anzi, è #pornparity. Sopra il 40% di share femminile si classificano anche la Micronesia, le Bahamas e la Moldavia. Tra i Paesi più grandi e popolati, il primo a comparire nella lista sono le Filippine, dove le donne che passano il tempo sui siti porno sono il 35% di tutti gli utenti, esattamente come in Brasile. In India, Svezia e Argentina sono il 30%, quai una su tre. Nel nostro Paese sono il 23%, quasi un’italiana su quattro: più della Germania (quota rosa al 20%) e meno della Francia (al 26%), ma direi più o meno in linea con la media mondiale, che è del 26%.

Le più refrattarie nei confronti del Web a luci rosse? Sono la Turchia, l’Arabia Saudita, la Libia, la Somalia, l’Iran, il Pachistan. Tutti Paesi a prevalente religione musulmana. Di contro, la Svezia può vantare sia il 44% di rappresentanza femminile al parlamento sia il 30% di pubblico femminile sui siti porno. Addirittura in Francia le due quote si sovrappongono: sia le quote rosa in parlamento che il pubblico femminile dell’Hard Web stanno al 26%. Il parallelismo è azzardato? Non secondo gli analisti che hanno elaborato i numeri per conto di Pornhub: dai loro dati emerge chiaramente una relazione direttamente proporzionale fra tasso di democraticità di un Paese e naturalezza delle donne nell’accedere al Web a luci rosse.

Il percorso della parità passa dunque anche dal porno? Diciamo che non è il caso né di elevare il porno a categoria del femminismo, né di peccare di moralismo. Semplicemente, registriamo un fenomeno che al pari di altri cresce e contribuisce, seppure in maniera del tutto collaterale, a restituire alle donne la loro esatta metà del quadro. Del resto, anche Il cinema americano (come sempre) se ne è accorto per tempo. La serie tv più promettente di questa seconda metà del 2017 si chiama “The Deuce” e racconta la storia dell’industria del porno a stelle e strisce vista attraverso gli occhi della prostituta Candy. In Italia andrà in onda su Sky dal 24 ottobre, a firmarla è la HBO – che ultimamente non ha sbagliato un colpo – e la sua attrice protagonista, Maggie Gyllenhaal, è anche la coproduttrice dell’opera. L’industria della pornografia, raccontata da una donna e prodotta da una donna: sul mappamondo abbiamo decisamente piantato un’altra bandierina.

sesso

  • Stefano schiavon |

    Caspita che grande conquista di civiltà!

  Post Precedente
Post Successivo