Dall’Eritrea o dalla Nigeria, ecco un altro buon motivo per emigrare

exp-2017-08-29_19_25_06

I libri che avete ordinato per l’inizio della scuola non arrivano? La copertina del quadernone  rosa fucsia è introvabile in cartoleria? Il certificato con le vaccinazioni obbligatorie da consegnare in segreteria è un rebus e vostra figlia si rifiuta di fare l’ultimo degli 11 (undici!!) temi per le vacanze assegnati dalla maestra in terza elementare? Se siete già stressati per il nuovo anno scolastico prima che il nuovo anno scolastico sia ancora cominciato, fermatevi un attimo, osservate la cartina qui sopra e dite grazie. Vostra figlia a scuola ci va, mentre 32 milioni di bambine nel mondo non hanno mai visto un banco nè un’aula delle elementari. Trentadue milioni equivale circa alla metà della popolazione italiana. Quanti sono nel mondo i giovani maschi tagliati fuori dalla scuola dell’obbligo? 29 milioni. È proprio vero che il gender gap comincia tra i banchi.

Ora che avete tirato il vostro respiro di sollievo per essere nati e cresciuti in Italia, giratevi a guardare quella mamma seduta affianco a voi sulla panchina del parchetto, alle prese con la stessa lista dei materiali richiesti dall’insegnante ma con in testa un velo, o con i capelli neri corvino raccolti nei dreadlocks. Sono tanti i motivi per cui è seduta in questo parchetto, anziché nella piazza del villaggio del suo Paese. Ma forse, una delle ragioni che l’hanno spinta a caricare se stessa e i suoi figli su una delle tante carrette del mare che solcano il Mediterraneo è quello di garantire un’istruzione alla propria bambina.

Tra i tanti che quest’estate sono sbarcati sulle coste dell’Italia, della Grecia o della Spagna, la comunità più nutrita è quella dell’Eritrea. Ebbene, l’atlante Unesco sulle diseguaglianze fra maschi e femmine ci dice che proprio Asmara detiene il terzo peggior risultato al mondo quanto a parità di accesso alla scuola primaria: laggiù il 63% delle bambine è tagliato fuori. La Liberia fa più o meno la stessa percentuale di ingiustizia (il 64%), mentre per trovare la maglia nera bisogna arrivare a un Paese fino a poco fa ostaggio di una delle più sanguinose guerre civili del continente, il Sud Sudan, dove le femmine senza istruzione di base sono il 73%.

Anche la Nigeria è terra di emigrazione, e guarda caso anche qui non solo si registra una percentuale piuttosto alta di mancato accesso alle scuole nella fascia d’età 6-10 anni  – circa il 40% – ma è anche uno dei Paesi dove il gap tra scolarità maschile e scolarità femminile è più alto e supera il 10 per cento.

In generale, e lo si vede chiaramente dalla mappa in alto, l’Africa Sub-sahariana è l’area del mondo dove la disparità di genere nell’accesso all’istruzione è più alta: in media, una bambina africana ogni cinque non va a scuola. Nell’Asia centrale le cose vanno un po’ meglio, ma il 14% delle femmine tra i 6 e i 10 anni comunque resta tagliato fuori dall’istruzione di base, contro l’8% circa dei coetanei.

Tra maschi e femmine, in Africa ci sono 32 milioni di bambini a cui viene negata la possibilità di imparare a leggere e scrivere. Secondo l’Unesco, un terzo di loro avrà la fortuna di sedersi sui banchi quando sarà grande. Ma per 20 milioni di loro non ci saranno chance, nemmeno tardive. Ora che lo sapete, al parchetto, guardate quelle donne, quelle madri, e i loro figli con occhi diversi. E aiutatele a districarsi tra la lista dei libri e della cancelleria da comprare.

  • Dario |

    Quindi Mary le fonti Unesco non sono attendibili… scommetto però che puoi illuminarci sulle scie chimiche?
    Naturalmente sono ironico, non volermi male 😉

  • Mery |

    Buongiorno, ho dei forti dubbi sui dati relativi alla scolarizzazione in Eritrea che ha sì dei problemi ma diversi dalla scolarizzazione e da quelli di discriminazione di genere.

  Post Precedente
Post Successivo