La lezione del premier canadese Trudeau: «Sono femminista»

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Chi resiste al fascino del primo ministro canadese, Justin Trudeau? Bello, giovane (ha solo 45 anni), sorridente, campione di yoga e «femminista». Ha detto proprio così ieri, mentre era in visita al Parlamento italiano, nel corso della sua missione a Roma post G7: «Io sono e resto femminista». Le ministre del governo italiano presenti alla conferenza sono andate in brodo di giuggiole. La presidente della Camera, Laura Boldrini, si è lasciata scappare un «vorrei che anche nel nostro Paese ci fossero molti leader politici che con orgoglio dicessero: sono femminista!».

Canada Paese aperto e progressista. Canada multiculturale e rispettoso della diversità. Canada che accoglie e apre le frontiere, non importa cosa ne pensa quel suo vicino prepotente e protezionista di Trump. Una nazione perfetta per far vivere i propri figli, compresi i due maschi e la figlia femmina del premier Trudeau.

trudeau7Eppure, questo Canada che luccica non è tutto oro. Lo ammette lo stesso premier, sempre ieri, a Montecitorio: «Da noi, alla Camera, le donne hanno solo un quarto dei seggi, ma le donne rappresentano la metà della nostra popolazione: e allora perché – dice Trudeau – dovrebbero essere soltanto un quarto della nostra rappresentanza? E’ una cosa inaccettabile come leader politico, come padre e come femminista». Nella Camera presieduta da Laura Boldrini, persino noi italiane facciamo di meglio: occupiamo il 31,43% degli scranni, contro il 26% delle canadesi appunto.

Nel Canada che dal Ceta – l’accordo di libero scambio raggiunto con la Ue – allo studio di un’intesa commerciale con la Cina dichiara di voler puntare tutto sull’apertura dei mercati, le donne rappresentano una quota residuale del proprio export. L’ultima relazione del governo di Ottawa certifica che le imprenditrici rappresentano solo il 15,7% delle Pmi, che qui come in Italia rappresentano l’ossatura economica del Paese. E le piccole imprenditrici che fanno affari all’estero sono ancora meno: l’11,1% del totale. Una su dieci.

Per  le manager, le cose non vanno meglio: secondo i dati 2015 di Credit Suisse, in Canada le donne nei board occupano solo il 20% delle poltrone: in Italia, grazie alla legge Golfo-Mosca sulle quote di genere, siamo almeno riuscite a salire al 30%. Ebbene, Mr Trudeau, siamo felici di saperla femminista. Perché di femminismo, in Canada, evidentemente c’è ancora bisogno.