Adulti e bambini, noi nel futuro e loro nel presente

child2Quando sono a spasso con mia figlia capita spesso che i nostri sguardi si perdano in due direzioni differenti. Il mio in avanti, spesso angolato verso l’alto, a indicarle paesaggi, nuvole, tramonti. Il suo che spazia intorno, angolato verso il basso, a scoprire dettagli e persone, a trovare perline colorate, monete, stecchi di ghiacciolo abbandonati in strada.

Quel modo di esplorare il mondo lo ricordo bene; ero un bambino e recuperavo da terra piccole meraviglie, come una spilla del club alpino italiano vicino alla stazione di Venezia e una moneta da un franco nella via centrale di Bardonecchia. Poi non ho trovato più nulla, il mio sguardo si è alzato e ha spaziato in avanti. Nel mio orizzonte da allora ci sono state aspirazioni, progetti, idee e per fortuna qualche ideale.

Ciò che ci rende distanti dai bambini è quello che separa il presente dal futuro ed è proprio in nome del futuro che ci barcameniamo fra uno slancio pedagogico e l’altro, in balia di teorie differenti. Educatori inquieti, ansiosi di scrivere l’avvenire dei nostri figli. Per questo preferiamo le scuole dove si insegna un buon inglese, perché è il passpartout per il loro futuro, e sempre per questo ci dibattiamo fra sport di squadra che insegnano il lavoro con gli altri e quelli individuali che sviluppano il senso di competizione, e poi ci innamoriamo del coding, riempiamo le giornate dei nostri figli con danza e rugby, musica e yoga, pianoforte e karate, ginnastica artistica e nuoto. E mostre e teatro e poi nel fine settimana l’aria aperta, lo sci, le fattorie didattiche, i laboratori di riciclo. Perché il futuro è un vuoto da riempire, è un’incertezza che richiede la più ampia e lungimirante preparazione.

I bambini invece sono qui e ora, e il mondo lo comprendono guardandosi intorno e trovando cose da rigirare nelle mani, da seppellire nelle tasche. Sono in un presente dove non ci trovano mai, noi che siamo sempre nel pensiero del momento che deve ancora cominciare. Noi che strilliamo “guarda avanti” per dare voce al buon senso, mentre loro spaziano con gli occhi intorno perché si fanno guidare dalla meraviglia.

Perché abbiamo sepolto infanzia e adolescenza sotto una coltre inespugnabile di indolenza non lo capirò mai, ma sono certo che i nostri figli siano lì, dove eravamo noi, nel presente. Pare quasi di poterli afferrare.

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