La danza racconta la dislessia per insegnare la vita

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La voglia di danzare sempre, il coraggio di raccontarsi e la volontà di mandare un messaggio forte ai giovani e alla società: essere attenti alle diversità che rendono unici. Con questi stimoli Sabrina Brazzo, etoile e prima ballerina ha portato in scena insieme ad Andrea Volpintesta (con Jas Art Ballet), il delicato tema della dislessia con ‘La mia vita d’artista, Storie di ordinaria e straordinaria dislessia’ al Teatro Carcano di Milano. E lo fa in modo molto particolare con bella danza e una piece autobiografica sulla dislessia che aveva ideato insieme a Micaela Masella l’amica, morta in un incendio per il quale è sotto processo l’ex compagno. Sabrina Brazzo ce lo racconta con entusiasmo ed emozione.“E’ uno spettacolo particolare, Michela me lo aveva chiesto perché pensava di trattare dei temi sociali ed io mi sono sentita di affrontare questa mia grande difficoltà che ho avuto ed ho tuttora. Non dico venire allo scoperto ma essere coerente, perché per me la cosa principale nella vita è essere sinceri e non nascondersi. E’ questo il valore che voglio dare a mio figlio: la coerenza di ogni azione”.

Sabrina spiega che lo spettacolo è “un inizio da capo, racconta il mio inizio alla scuola del Teatro alla Scala e, allo stesso tempo la difficoltà a scuola, alle elementari, alle medie, il mio far finta di saper leggere e scrivere. Anche perché quando io ero a scuola non si parlava ancora di questo disturbo. Per fortuna la mia mamma mi ha visto con doti speciali per la danza, già appena nata, e mi ha spronato a fare la ballerina. Anche perché fino a 6 anni non parlavo e la musica era la mia massima espressione, la musica mi dava le parole”. Uno spettacolo ma anche “un viaggio nella mia vita” lo definisce Sabrina Brazzo “dove c’è un testo registrato, una parte recitata, perché alle sfide non ho mai detto di no e perché i dislessici hanno una grande creatività e una bellissima intervista muta con il coreografo Giorgio Azzone, un momento molto toccante dello spettacolo”.

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La prima ballerina ammette: “è un lavoro lungo che deve risultare vero e ancora adesso mi sveglio e mi chiedo cosa sto facendo ma poi mi dico che è una sfida”. Ma soprattutto vuole lanciare un messaggio: “E’ un argomento che va affrontato, lo faccio per mio figlio e per i giovani. Viviamo in una società che e’ sempre meno attenta alle diversità, di ogni tipo, coglie le cose meno belle delle diversità, che invece sono uniche e vanno rispettate. Dio ci ha creato diversi, ogni persona e’ un mondo a se’ e non lo capiamo”.

‘La mia vita d’artista’ collabora con l’Associazione Dislessia 360, che promuove e sensibilizza all’interno del mondo scolastico le diagnosi precoci sui disturbi dell’apprendimento. Anche perché dai dati pubblicati dal Miur, in base ad una popolazione scolastica di 8.845.984 studenti, in Italia risultano 183.803 casi di DSA (disturbi specifico dell’apprendimento) diagnosticati contro un’attesa di 309.609, sono dunque circa 122.806 gli studenti interessati da DSA che, non essendo diagnosticati, non possono disporre  delle misure  didattiche necessarie a garantire il loro diritto allo studio. E tra i progetti futuri c’è quello di realizzare un corso speciale per i ragazzi con disturbi nell’apprendimento che vogliano avvicinarsi al mondo della danza.

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  • Caterina Piazza |

    Buongiorno. Ho una figlia dislessica certificata. Fa danza e le piace tanto. Ha iniziato con la classica ma ha abbandonato perchè non riusciva a conciliare lo studio con lelezioni (ancora non avevamo scoperto il suo DSA e purtroppo abbiamo gettato la spugna). Con tanti rimpianti adesso pratica hip hop. L’ insegnante spesso le sottolinea, quando montano una nuova coreografia, di essere un pezzo di legno! Lei mi spiega dei dover prima assimilare i movimenti e proiettarli nel tempo giusto prima di esprimere se stessa. Premetto che mia figlia è anche discalculica. E’ giusto che la ragazza 16enne abbia questa necessità? L’insegnante non è al corrente del DSA di mia figlia. Grazie.

  • Alessio |

    Quali sono le cause della dislessia? La dislessia non è la causa, è solo il sintomo, e le cause possono essere diversissime e tante. La colpa è spesso delle maestre che applicano il metodo globale rovinando i ragazzi. Chi l’ha detto che gli strumenti compensativi sono utili? Essi costringono la mente a fare meno sforzo, danno solo l’illusione di migliorare, ma in realtà impediscono che si facciano gli sforzi necessari per migliorare il problema stesso. I test per diagnosticare la dislessia sono RIDICOLI, perché non hanno nulla di scientifico: è come se un medico dicesse ad un paziente che ha difficoltà a respirare che ha la DISPNEA (vuol dire difficoltà di respiro), ma non ti dice niente della causa. E quando non si indagano le cause si fanno diagnosi ridicole, e quella di dislessia è antiscientifica, perché confonde il sintomo con la causa ed impone un mezzo che non è detto che sia la cosa migliore, è come se ad una persona che ha difficoltà a camminare le si desse il girello, non imparerà mai davvero e lo si condanna a non sviluppare come potrebbe le sue potenzialità. Io la vedo così, punto.

  • Roberta |

    Purtroppo nella scuola italiana ci sono ancora pochi insegnanti che conoscono la dislessia . Firmano un piano didattico personalizzato e poi non hanno adottano gli strumenti compensativi necessari ( non parlo della calcolatrice). Parlo per esperienza personale. Il grosso del lavoro con i ragazzi dislessici spesso viene addossato alle famiglie, perché insegnare è più facile a chi non ha difficolta’!!!!! In Italia bisogna parlare di più di dislessia soprattutto nelle scuole con gli insegnanti!!!

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