Un secondo. Io vi odio: la mia parola contro la vostra violenza

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Se sei nato nello stato di Sinaloa, o sei un narcotrafficante, o non lo sei. Se non lo sei, allora sì che hai una scelta: puoi stare dalla parte dei narcotrafficanti, oppure contro. E se non sei un narcotrafficante e sei contro i narcotrafficanti, hai un’ulteriore scelta: puoi fare come se nulla fosse, in modo che quelli non si accorgano della tua esistenza, oppure puoi adoperare tutte le armi che hai per combatterli.

Il nemico non lo scegli, è lui che sceglie te.

Io vi odio, narcotrafficanti, gente bastarda, mercanti di morte. E uso l’unica arma che ho: la parola. Sono un giornalista, credo in quello che faccio, so che la mia professione per tanti ormai è fatta solo di persone asservite, di giovani sottopagati, di vecchi che vivono di privilegi ormai sostenibili, di illusi che non si sono accorti che stanno per essere travolti dalla Grande Rete. Eppure io scrivo. Scrivo articoli, scrivo libri. Scrivo contro di voi. Voglio che il mondo sappia cosa siete, com’è la vita nello stato più violento del Messico, di quanta vergogna io provi nel vedere che si gira la faccia dall’altra parte, che si fa finta di non vedere questa che è la più sporca delle guerre, di non vedere voi che siete i più sporchi tra gli esseri umani.

Ne uccide più la penna della spada, dicono. Purtroppo so che non è così. Alle mie parole, voi avete reagito con le granate contro la redazione del Río Doce, il mio giornale. Avete reagito uccidendo cinque giornalisti dall’inizio dell’anno. Avete reagito circondandone sette, armati di penna e fotocamera, in cento, armati di fucile. D’altronde, la violenza è l’unica lingua che conoscete. Per questo io vi odio.

Per questo non mi avete fermato. Anche oggi sono al giornale, o meglio ci sono stato fino a un secondo fa. E mentre cammino per raggiungere la mia auto, sento i passi dietro di me e tutto il resto cala nel silenzio. Sento che ho cinquant’anni, e che arrivarci è già stato un miracolo. Sento un rumore, un clic, e non mi giro nemmeno. Mi aggiusto il panama di paglia sulla testa, e aspetto. So quello che accadrà tra un secondo.

E so che se siete arrivati a questo è perché vi ho colpito, il mio odio vi ha colpito, le mie parole vi hanno colpito. Io non vi ho scelto come nemico, ma nemmeno voi avete scelto me. Voi mi ammazzate, ma io vi ho fatto male.