Tre motivi per cui le Mamme di Renzi non hanno funzionato

renzi-assemblea-675-675x275Non si può dire che abbia avuto fortuna la prima uscita “al femminile” di Matteo Renzi neo segretario. Ed è stato un vero peccato, visto che invece ce n’era un gran bisogno, e la cosa mancava proprio. Parliamo infatti di un partito che non ha ritenuto necessario creare un ministero per le Pari opportunità, perché tanto “la parità è nei fatti, nel numero di ministri donne”, come disse una volta Renzi stesso – come se questo bastasse a far risalire all’Italia la china nella classifica mondiale della parità di genere. E così, è stato interessante che la terza parola chiave del neo eletto segretario generale del PD sia stata proprio “mamme”. Qualcuno forse ricorda alcuni degli scivoloni fatti da Berlusconi, come una tavola rotonda pseudo femminista dal titolo Donne “di potere”, in cui le virgolette incorniciavano in modo lapalissiano solo la seconda parte del messaggio. Il “Mamme” di Renzi è forse riuscito a fare anche peggio. Per almeno tre motivi.

  1. 1) Non ha riconosciuto che le mamme sono un sottoinsieme delle donne. Se avesse detto Donne, avrebbe avuto anche le mamme: senza escludere le prime e senza ghettizzare le seconde. Ovviamente il pensiero è corso all’epoca fascista, che la mamma la santificava proprio, e alcune conseguenze le stiamo ancora pagando tutte noi.
  2. 2) Non ha riconosciuto che le mamme sono anche un sottoinsieme della Famiglia. Se avesse detto Famiglia, avrebbe acchiappato anche i padri – qualcuno dovrebbe avvertire il PD che nel resto dell’Europa li si sta includendo nel concetto di famiglia – e magari i nonni, gli zii e i figli. Invece eccole ancora lì da sole: le mamme che ci salvano, ci cullano e si sacrificano.
  3. 3) Non ha capito che le Mamme con la “M” maiuscola stanno antipatiche a tutti. Anche alle mamme stesse, che vedono allontanarsi sempre più la possibilità di una rappresentazione un po’ più “cool” della maternità. E quel Mamme sparato sul video con due piedini nudi non ha migliorato affatto la situazione.

Quindi, lodevole l’intenzione di accendere la luce su un’area critica della nostra società, anzi su tre: le donne, la natalità e la famiglia. Coraggiosa la scelta di accompagnarsi a un tabù come quello della maternità, che da decenni è terra di nessuno perché porta in dote fatica e disoccupazione. Ma adesso? Come essere all’altezza di un proponimento così audace? Dovrà sfatare, con fatti sonanti, i dubbi che ha risvegliato nella categoria citata… e in tutte quelle attigue.

  • stefano schiavon |

    Anche se non voterò più PD penso che:
    1. È bene usare il termine mamme perché sono loro le discriminate. Spesso, anzi prevalentemente, dalle “DONNE” che dovrebbero rappresentarle e che invece raporesentano solo loro stesse e la loro visione del mondo.
    2. È vero sarebbe stato meglio parlare di famiglie, ma ci sarebbe stato un” apriti o cielo” del tipo: come ricorda le famiglie e non ricorda le donne?
    3. La discriminazione di donne rispetto agli uomini in realtà è una discriminazione contro le mamme e la maternità.
    4. Non è detto che le mamme o le potenziali mamme vedano il lavoro come unico traguardo per realizzarsi. Il lavoro dovrebbe essere uno strumento per vivere e non un obiettivo di vita.

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