Torino alle prese con il gender city manager per avvicinare città e cittadini

torino-1297418_1920Un gender city manager. Torino sarebbe la prima città ad averne uno. Milano ci ha pensato nell’epoca del sindaco Giuliano Pisapia, ma poi non se n’è fatto nulla. La proposta per il capoluogo piemontese, nero su bianco, arriva nell’aula governata dalla maggioranza 5Stelle per opera di una consigliera di sinistra, Eleonora Artesio, e ottiene un ok formale poco più di un mese fa. “La mozione impegna sindaca e gGiunta comunale  – chiarisce la nota di palazzo di Città – ad adottare la valutazione di genere nelle politiche della città, istituendo, a tale scopo, il Gender city manager quale strumento di garanzia e di promozione”.

artesio-640x480L’idea è quella di modulare nelle scelte e nelle politiche pubbliche, dall’organizzazione all’offerta di servizi, il tema del genere come principio da valorizzare. Uomo, donna, diversità. “Il tema del trasporto ad esempio è un elemento chiave – sottolinea la consigliera Artesio – perché la programmazione dei servizi, orari, coperture, fasce orarie notturne, andrebbe organizzato non in maniera neutra, tot chilometri a persona, ma costruito per rispondere alle esigenze di genere, tutte”.

E se l’Italia ha sviluppato un certo know-how rispetto al tema della conciliazione e della parità, l’approccio gender nelle politiche pubbliche e nella pubblica amministrazione resta tutto da costruire. Torino dunque ci sta provando. “In questa fase – aggiunge Artesio – stiamo discutendo su come organizzare questa nuova figura, se replicare il modello proposto da alcuni Paesi del Nord Europa, dove il gender manager è una figura apicale che di fatto controlla e supervisiona le misure e gli atti per garantire un approccio di genere, oppure se scegliere un modello collegiale”. Ad esempio individuare una persona competente per ogni singolo ambito e poi creare un team di lavoro.

Questa seconda opzione è di fatto l’indirizzo che il voto dell’aula ha favorito in una prima fase di lavoro, emendando il testo inizialmente proposto con l’ipotesi di affiancare al gender city manager “un organo collegiale di cui facciano parte le competenze amministrative dei vari settori oltre alle rappresentanze delle organizzazioni di genere quali la Consulta comunale femminile, l’Osservatorio sulla salute delle donne”.

L’esperienza sviluppata nella città di Vienna è tra le più avanzate. Da quel patrimonio di politiche e di sperimentazioni è nato anche un “manuale” di gender mainstreaming nella pianificazione e nello sviluppo delle politiche urbane.