Oggi in Arabia Saudita la festa delle donne indossa il suo primo burqa

saudiOggi, 8 febbraio, in Arabia Saudita si festeggia la Women’s day, la festa della donna. Con un mese di anticipo. Ma sopratttutto, lo si festeggia per la prima volta. Tre giorni di convegni, incontri culturali e appuntamenti mondani con cui una delle monarchie islamiche più conservatrici del pianeta cerca di fare i conti con la modernità e con la globalizzazione.

Un’operazione di pura facciata? Si può pensarla così, certo. In fondo, la principessa Al-Jawhara, in rappresentanza della famiglia reale Saud, non sarà certo alla guida di un corteo per i diritti di genere, ma si limiterà a presenziare a un panel di discussione dedicato al ruolo delle donne arabe nel mondo dell’istruzione. Al King Fahd Culturale Centre di Riad si celebreranno i successi delle donne saudite nella medicina e nella letteratura, ma non si varerà una legge che consenta anche alle donne, finalmente, di guidare. Nessuno del resto si dimentica che nel Global Gender GAP report, la classifica del Wolrd economia forum sul grado di pari opportunità raggiunto dalle donne, l’Arabia Saudita continua a occupare il 134esimo posto su 145. Non proprio un campione di equità.

Eppure, anche questa volta mi va di spendermi. E di scommettere che a volte una rondine può fare primavera. Più o meno un anno fa, il 23 febbraio del 2016, la Royal Brunei Airlines sceglieva proprio l’aeroporto di Riad per far atterrare il suo primo volo con un equipaggio tutto al femminile. Mentre a giugno il fondo sovrano della famiglia regnante saudita offriva a Uber la somma di 3,5 miliardi di dollari per aiutare l’occupazione femminile: i tassisti di Uber avrebbero accompagnato le donne al lavoro al posto del marito, del padre, o del fratello. Del “tutor” insomma, ogni donna saudita ne ha uno.

Lo so, nonostante la festa delle donne si sia messa messa il burqa, il padre(-marito)-padrone delle donne di Riad è ancora in circolazione. Ma di atterraggio in atterraggio, di taxi in taxi, di convegno in convegno, il battito d’ali della farfalla dell’uguaglianza continua a provarci. Prima o poi, l’uragano arriverà a New York.