Papà protagonisti dell’immaginario delle figlie, per investire sul loro futuro

tv_1_3Sono nato nel 1973 ma ho ricordi che paiono molto più anziani di me. Le fotografie in bianco e nero, la nascita del terzo canale Rai, la rivoluzione domestica dei mangiadischi e poi le prime forme di registrazione e riproduzione domestica, nastri per il video e l’audio. In tutto questo tempo abbiamo osservato cambiare il mondo attraverso i consumi e le marche, che sono state il metronomo dei nostri anni e forse anche la grande novità che ha chiuso la seconda parte del novecento e ha dilagato in questo inizio di nuovo millennio.

La pubblicità è stata spesso un agente di cambiamento che ha saputo riempire lo spazio pubblico abbandonato da politica e religione. Le aziende e le marche hanno costruito un sistema di valori ascoltando la “strada” e pensando “laico e globale”, perché il conto economico è un esercizio razionale e il mercato ha i confini del mondo. Dopo le reazioni al muslim ban, gli spot Mattel per le sue Barbie sono la cosa migliore di questo inizio d’anno. Ritratti semplici di una nova paternità che diventano l’invito ad abbandonarsi a questa rinnovata sensibilità. Il claim poi vale quanto un testo di pedagogia “Time spent in her imaginary world is an investment in her real world“.


Continua il sondaggio di Alley Oop, in collaborazione con PianoC e Maam, su “Chi sono i papà?”. Qui per dire la tua.