Tre cose che ho scoperto nel 2016

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Parte del team di Alley Oop

Son passati veloci questi mesi 9 mesi del 2016 da quando è iniziata la mia collaborazione con il blog Alley Oop. Veloci ma anche intensi: scrivere di moda, immagine e stile, tendenze e fenomeni di costume in linea con lo spirito di questa prestigiosa testata non è sicuramente facile (io che giornalista non sono e che non ho la scrittura nel mio DNA), ma è anche un’esperienza unica che mi ha arricchita e mi arricchisce ogni giorno.

Sono grata alle persone che mi hanno accolto nel team, e alle dinamiche di questo gruppo di lavoro fatto di uomini e donne estremamente eterogenei per carattere, età, formazione, professione, stile di vita, che però si sono rivelate per me preziose.

Lavorare è bello se sei in un gruppo dove, come in questo caso, si crea spontaneamente uno spirito ‘di appartenenza’ – anche a distanza – dove ci si sostiene con entusiasmo, e ci si interfaccia in modo costruttivo, ciascuno dando agli altri idee e stimoli nuovi ed inaspettati. E’ grazie a questo che mi sono ritrovata a leggere di temi non strettamente pertinenti ai miei interessi o al mio quotidiano, e che tuttavia mi hanno dato tanti spunti di riflessione, facendomi capire quanto sia importante ampliare il proprio orizzonte e privilegiare la pluralità delle voci, che da a ciascuno qualcosa, come un sistema di vasi comunicanti.

Alcuni temi mi hanno colpita particolarmente: come la vita dei padri single raccontata da Federico Vercellino (i quali tra l’altro pare soffrano di una forma di depressione post-parto), o il tema de ‘Un Secondo Prima’ raccontato ogni volta con grande intensità da Giuliano Pasini (così ho cominciato anch’io ad interrogarmi su ciò che ho fatto o pensato, in alcuni miei ‘secondi prima…’).

Francesca Parviero con i suoi articoli sulle strategie digitali, mi costringe ogni volta a riflettere sul mio branding in rete e a come migliorarlo. Ma ho trovato estremamente interessante, e meritevole di grande diffusione, l’articolo sulle competenze digitali insegnate ai bambini (tra cui il ‘critical thinking’, ovvero l’abilità di distinguere tra informazioni vere o false, contenuti positivi o dannosi). Regole che anche molti adulti dovrebbero imparare, se vogliamo una presenza in rete con maggior qualità e rispetto.

E non mi sono sottratta al test utilizzato dall’80% delle aziende Fortune 500, come suggerito dall’articolo di Micaela Cappellini, per scoprire il mestiere nascosto dentro di me. E’ uscito la ‘coach’ che ha delle similarità con il mio lavoro di ‘consulente d’immagine’: ascolto, empatia, creatività, razionalità, flessibilità. Ogni tanto una conferma non può fare che bene!