Colore, età, disabilità. La ‘Diversity’ è di Moda

img_2388Diversity da cover. Il 2016 per le copertine delle riviste non ha avuto un solo modello di donna da presentare. Secondo una ricerca del web-magazine Fashionista.com, che ha preso in esame 10 riviste di moda americane pubblicate nel 2016, è emerso che su 147 copertine, ben 52 (il 35% circa) avevano come protagoniste modelle ‘non bianche’ (non solo nere, ma anche ispaniche e orientali), con un incremento di quasi il 16% rispetto alle stesse copertine del 2015. Un dato in crescita che non sorprende più di tanto: se tante donne ‘non bianche’ appaiono in copertina negli USA è anche grazie alla consistente fetta di consumatrici di colore nel mercato della moda e della bellezza. E poi la presenza di una First Lady di colore per otto anni, di tante attrici e sportive di colore di fama mondiale sono un traino formidabile in questo mercato. In Italia la situazione non è confrontabile: non abbiamo né la massa critica di consumatrici ‘non bianche’, né celebrities di fama che attirino i marchi di lusso e bellezza in modo consistente. Così le copertine di moda tendono a proporre quasi sempre modelle caucasiche. Ma spicca un’illustre eccezione, come la vendutissima Black Issue, il numero di Vogue Italia di Luglio 2008 interamente dedicato a modelle nere e fortemente voluto da Franca Sozzani, la potentissima direttrice di Vogue Italia appena scomparsa, capace come pochi di anticipare tendenze e mode.

img_2392Passando dalle riviste alle sfilate, si è parlato molto della NY Fashion Week di settembre scorso (presentazione della moda P/E 2017), come la Settimana della Moda con il più alto tasso di ‘diversity’, con oltre il 30% delle modelle di colore (Londra e Parigi con percentuali leggermente inferiori, e Milano ultima con il 20% di modelle non bianche). Il tema è molto sentito negli Stati Uniti tanto che lo stesso CFDA (Council of Fashion Designers of America) ha pubblicato una serie d’indicazioni agli operatori del settore, affinché in futuro siano ancora più inclusivi e disponibili rispetto alle modelle di colore nei casting e nelle sfilate, facendo in modo che la loro presenza diventi la normalità.

Se l’accettazione della diversità razziale in passerella sta registrando progressi apprezzabili, non si può dire altrettanto per quella del ‘body-acceptance’, con una presenza dello 0,5% di modelle ‘curvy’ registrate nelle quattro città durante le ultime sfilate. Ovvero, le taglie oltre la 42 spaventano ancora i brand del lusso, e le modelle dalle forme più morbide rimangono per lo più  confinate ai marchi specializzati in taglie comode.

img_2387Ma altri dati incoraggianti ci dicono che la moda (globalmente parlando) si sta muovendo verso una maggiore inclusione della diversità nelle sue varie sfaccettature. Come nel caso di Harper’s Bazaar India, che ha realizzato quest’anno un progetto per Instagram con 9 copertine, di cui 2 dedicate a modelle transgender. E come il loro art director ha dichiarato, “presentare modelle bianche copertina dopo copertina non funziona più, dobbiamo mostrare le donne del mondo di oggi. Il mondo sta cambiando, e con il nostro progetto vogliamo contribuire a questa rivoluzione globale”.

img_2393Diversità non solo di genere ma anche anagrafica: ben 8 modelle ultracinquantenni hanno sfilato durante l’ultima NYFW, con una splendida 70 Lauren Hutton per Bottega Veneta, battuta in ogni caso dal sorprendente modello cinese Wang Deshun, 80 anni ed un fisico scolpito che ha sfilato a Pechino, cui il New York Times ha di recente dedicato un ampio reportage.

img_2391E che dire del successo di alcune modelle le modelle ‘atipiche’, esempi di una bellezza imperfetta, che talvolta lascia spiazzati: come Winnie Harlow, la modella affetta da vitiligine che le crea una curiosa chiazzatura su tutto il corpo, conosciuta in Italia grazie alla campagna pubblicitaria di Desigual (incarnando perfettamente lo spirito di questo brand, famoso per la sua unicità in fatto di abbinamenti insoliti di colori e fantasie). O come Rebekah Marine, bellissima 28nne nata senza l’avambraccio destro, che ha potuto realizzare il sogno di sfilare a NY con una protesi bionica. Lo stesso sogno che si è avverato per la nostra Bebe Vio, atleta paraolimpica, accolta alla Casa Bianca in abito Dior e protesi alle braccia ben in evidenza.

img_2390Insomma la moda segue la ‘diversità’ solo perché lo chiede il mercato? Si, ma non solo, perché deve rappresentare quello che ai nostri occhi è la nuova bellezza, oltre lo stereotipo e oltre la perfezione (che non esiste). E così la moda cerca di farsi portavoce di messaggi positivi legati all’originalità, alla personalità, alla centralità dell’individuo, all’importanza di essere determinati e credere in sé stessi, nonostante la diversità.

Tra poche settimane, ripartiranno le settimane della moda, a Londra, Parigi, NY e Milano, e ci auguriamo che questo approccio verrà confermato.

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