A scuola si (com)battono i pregiudizi

fisica“Da grande sarò una scienziata e inventerò la macchina del tempo!”. Camilla ha quasi sei anni e le idee ben chiare. Un’affermazione tanto semplice da dire, quanto difficile da attuare la sua. Nel 2016, infatti, ci ritroviamo ancora a combattere contro i pregiudizi storici, che hanno sistematicamente impedito alle donne, l’accesso al mondo della scienza, confermati dai dati di accesso all’istruzione scientifica, nel tempo.

Dopo essere state bandite per secoli dalla fruizione e produzione del sapere, in particolare quello scientifico e tecnologico, è solo da metà dell’ottocento che le donne hanno cominciato la difficile scalata all’istruzione superiore, come ha dimostrato la storica della scienza Paola Govoni. L’Università di Oxford concesse il titolo legale alle donne, solo nel 1920, ma fu l’Università di Zurigo la prima, nel 1867, a consentire l’iscrizione alle donne. Fortunatamente, nel corso del tempo, molto è cambiato, ma la discriminazione e i pregiudizi non sono scomparsi e ritornano in forme più sottili e subdole.

E’ del 1999 l’indagine interna sulle discriminazioni di genere al prestigioso Massachussets Institute of Technology. Del 2014, invece, l’indagine pubblicata sulla rivista scientifica “PLOS ONE”, che dimostra come comportamenti equivoci e molestie, siano un rischio concreto per le scienziate che lavorano sul campo. Infine è del 2015 l’ultimo rapporto europeo “She figures”, che fotografa la difficoltà delle donne nella scienza europea.

La questione è davvero complessa, e lo sa bene la Commissione Europea che, da anni, finanzia progetti per indurre cambiamenti strutturali nelle istituzioni scientifiche per il raggiungimento di un’equità di genere. E’ europeo, infatti, in progetto GENERA , avviato nel 2015, al fine di monitorare le criticità relative alla parità di genere, con l’obiettivo di individuare azioni specifiche che possano migliorare l’applicazione del principio di uguaglianza dei generi. Nell’ambito del progetto GENERA, a marzo 2017, a Roma, si terrà il “Gender in Physics Day”, dove verrà presentato il vincitore del concorso aperto a tutte le scuole secondarie superiori di secondo grado, per la realizzazione di un elaborato sul tema “Donne e ricerca in fisica: stereotipi e pregiudizi”.

Per scardinare i pregiudizi e far sì che le bambine e le ragazze si avvicinino alla scienza, abbiamo due armi imprescindibili: l’istruzione e l’informazione.
L’obiettivo? Usare strumenti di marketing, modelli di ruolo e metodi di insegnamento mirati, per assicurare che tutti, dalle alunne di scuola primaria, alle studentesse universitarie, possano godere della scienza, al punto da considerarla un possibile percorso di carriera. La scuola riveste un ruolo fondamentale, aiutando a sviluppare nuovi modi di affrontare le questioni di genere, in classe. E con il bando del dipartimento delle Pari Opportunità per campi estivi in tema di Stem, le scuole hanno un’arma in più.

Camilla diventerà una scienziata. O forse no. Ma sarebbe auspicabile che la sua scelta non sia condizionata da anacronistici pregiudizi, bensì, esclusivamente dalla sua volontà.

macchina-del-tempo