#25novembre: Metti una sera a lezione di autodifesa

OLYMPUS DIGITAL CAMERAÈ martedì sera. Una di quelle tipiche serate di tardo autunno da Pianura Padana: fredde umide e nebbiose. Insomma, non è certo un invito ad uscire di casa. Combatto la pigrizia e le lusinghe del divano ed esco per incontrare Sandra e le sue ragazze.
Siamo a Osio Sotto, comune in provincia di Bergamo. Sandra Poggio, istruttrice di judo, insegna le tecniche di Mga: il Metodo Globale di Autodifesa. Al suo interno sono racchiuse tecniche prese da altre discipline di combattimento come karate, judo o kick-boxing, che sono state elaborate per essere utilizzate da chiunque, indipendentemente dalla forza o la forma fisica.

Si parte con il riscaldamento e mi viene subito spiegato che le mosse servono per imparare a proteggersi e non per fare del male a qualcuno. Neutralizzare, non aggredire. Contenere l’aggressore senza andare incontro ad eccesso di legittima difesa.

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A parte Fabio, commerciante, il corso è frequentato da donne e ragazze anche molto giovani. Non è una disciplina esclusivamente dedicata ad un pubblico femminile ma in questo periodo, mi spiega Sandra, c’è un boom di iscrizioni da parte di donne che non si sentono affatto sicure ad uscire di casa da sole. <<Con tutto quello che si sente in giro…>> dice Sandra lasciando la frase in sospeso. Le ragazze attorno a lei assentono. Il lavoro però non è solo fisico: <<anche il più debole deve sapersi difendere. Qui si impara a vincere la paura ancor prima che ad affrontare l’aggressore. Presi alla sprovvista ci tremano le gambe e rimaniamo pietrificati. Se io so gestire la paura, rimango lucida e ho un vantaggio>> mi spiega Sandra.

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L’allenamento comincia ripassando le tecniche imparate nelle settimane precedenti. Sono mosse essenziali, proprio perché il metodo è destinato ad una vasta gamma di persone. Vengono ripetute finché non diventano un automatismo: blocco l’attacco, faccio qualcosa per contrastarlo (come mi insegnano: “disturbo”), neutralizzo l’aggressore (possibilmente portando a terra), e scappo. Solo in caso di necessità affrontare. Le prime lezioni insegnano a sentire da dove arriva l’aggressione. Gli attacchi femminili più tipici sono alle spalle, al collo o per i capelli. Ognuna di queste può essere neutralizzata ma ai corsi prima di tutto viene insegnato che bisogna scappare e chiedere aiuto. Serve la lucidità di reagire e non essere prese alla sprovvista aiuta ma nessun supereroismo.

Non me ne vado prima di avere avuto un assaggio della bontà del metodo. Forse non sarò una “cattiva” molto convincente ma l’insegnante ci mette pochissimo tempo a mettermi ko. Quando le mosse sono eseguite in modo corretto l’aggressore, cioè io in quell’occasione, viene letteralmente bloccato e impossibilitato a compiere altri movimenti.