Qui si parla di adolescenti: i genitori di figli in età petalosa sono pregati di accomodarsi fuori

I genitori paladini della privacy dei figli hanno, mediamente, una caratteristica in comune. L’età dei figli in questione, nella fase creatura innocente, morbidosa, petalosa.

La notizia è che un giorno, la creatura, vi arriverà alle spalle e dirà la frase di sempre  –  c’è qualcosa da mangiare? – con una voce mai sentita prima, e  vi farà fare un balzo così. La voce di un uomo, e poco importa se poi lo guardi e vedi che quella definizione – uomo – è ancora un abbozzo. Se è femmina, la riconosci perché indossa la (tua) maglietta che hai dimenticato di nascondere, la (tua) borsa, i (tuoi) trucchi – “tanto a te non servono, no?”.

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L’abbozzo, però, si fa sentire, e non è solo questione di voce. Si sta sviluppando? Di già? “Niente, romperà e puzzerà di più”, ti liquida la pediatra, già guardata dall’alto in basso dalla creatura.

Per le ascelle mannare, però, c’è il deodorante. Per la rottura?  Dice che è fisiologica, normale: fanno il loro mestiere, sfidano, sfibrano, frantumano soglie di pazienza e attributi che non sapevi di avere.

Tutto giusto, tutto normale. Ma – madri di adolescenti, dite la vostra – la guerra è guerra, e come tale va combattuta, aspettando che passi. La creatura cercherà di fare manca a scuola,  esplorerà ogni frontiera dei voti scolastici. Il mestiere precedente – coccole, torte di compleanno, guarda ti ho preso una maglietta – cambia. Si chiama muro di contenimento: perché lui/lei fa il suo mestiere, ma tu fai il tuo, no?

lisa2Quando ci prova, tu stronchi: quando hai capito che sequestrare cellulari non serve, invochi san Thomas Gordon (autore di “Genitori efficaci”, santo subito), provi a mediare, trattare, risolvere con quell’abbozzo di adulto col vocione (o adulta che ti fa il vuoto nell’armadio).

Quanto al registro elettronico tanto bistrattato, per chi lo ha inventato c’è solo una cosa da augurare: il premio Nobel, subito. Amore, come è andata a scuola? (grugnito di sottofondo). Chi credi che te lo dica se le azioni della pagella sono in caduta libera come quelle delle banche venete? Dove immagini di scoprire se il giorno dopo ricevono i professori o c’è verifica di matematica?

margeTutte abbiamo avuto la fase “i miei figli, loro mai”. Facebook, ad esempio: le madri di pupetti innocenti possono permettersi di giurare che non c’è alcuna possibilità. Chi glielo dice che a cercare bene – bomber, corsaronero, fratellodironaldo – la creatura si è già ampiamente organizzata? I figli crescono e le mamme imparano: prima si attrezzano a usare Facebook sacramentando “cosa-mi-tocca-fare-a-40anni”, poi scoprono che non è neanche così male, infine finiscono rimbrottate dai figli medesimi (cosa stai sempre su fb!), per poi realizzare che la creatura sta altrove, in social che non sapevi proprio esistessero. Allora ti attrezzi per parare il colpo.

  • Hey tu, eri mica a una festa ieri sera mentre avresti dovuto essere a casetta-di-R a guardare la Tv?
  • Chi, io? No, assolutamente

Instagram, ecco chi può dirti la verità: vuoi che non si siano fatti una foto? Tu ti iscrivi, lo segui, lui/lei ti blocca, tu sguinzagli l’amica o fratellini e sorelline, che pure hanno Instagram (e da quando? Oddio questa me l’ero persa).

rawIn fondo, meglio così; che abbiano imparato a maneggiare i nuovi strumenti quando ancora riuscivi ad accompagnarli, prima che avere il controllo di ogni loro movimento, ogni password, diventasse pura utopia. A meno di non ricreare in casa uno Stato di Polizia. L’alternativa, per una mammadiadolescente, è rinunciare ai soprannomi familiari tradizionali e iniziare a sentirsi chiamare Mossad. Ogni bucato è l’occasione di un controllo in tasca, ogni abbraccio è con annusata (chi dei tuoi amici fuma?). Annuserei anche gli amici se potessi, ma mi trattengo(no).

In altre parole: nessun genitore di adolescente può più leggere su un giornale di ragazzi e ragazze che fanno cose sbagliate – a se stessi, agli altri – senza tremare un po’ perché “il mio non lo farebbe mai”. Leggi, ringrazi il Cielo che non sia lui/lei, ti chiedi – di nuovo – se stai facendo bene il tuo mestiere, senti ogni pensiero del genitore a cui è toccato sulla tua pelle, e speri in bene. Poi lasci il giornale aperto sulla poltrona dove lui/lei si siede di solito, e con nonchalance gli ripeti che “c’è sempre una soluzione, una scelta, una decisione da prendere, e quando servirà, piuttosto che sbagliare, parlane con noi”.

marge2Cose che capirà solo chi ha figli che hanno svoltato almeno, diciamo, la quinta elementare, chi prima, chi dopo. Gli altri – e arriveranno -, quelli che “i figli fanno quello che tu gli insegni, la responsabilità è sempre dei genitori, il mio MAI” – sono attesi qui sulla riva del fiume, c’è anche un po’ di sole.

  • Hey tu, leggi ‘sta roba, lede la tua privacy? Me lo rinfaccerai sulla porta della casa di riposo?
  • Ma va, non è neanche tanto male