#Fertilityday, endometriosi per tre milioni di italiane. Il ministero della Salute potrebbe partire da lì

Nei giorni scorsi si è parlato tanto del corpo delle donne: prima la proposta di legge sul “congedo mestruale”, nemmeno approdata in commissione, poi la campagna del fertility day. Eppure di modi per interventi efficaci e rapidi ce ne sono: chi ha letto i commenti all’iniziativa del ministero della Salute ha certamente trovato ripetuto l’appello a rivedere i LEA (Livelli essenziali di assistenza) per chi soffre di endometriosi. In tema di salute e patologie, lo scorso aprile, la parlamentare Vittoria D’Incecco ha presentato una mozione alla Camera sull’endometriosi, approvata in maggio.

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Ecco il testo:

L’endometriosi – si legge nelle premesse – è una delle malattie ginecologiche a più alta prevalenza ed una condizione clinica tra le più studiate negli anni recenti. Si tratta di una patologia infiammatoria estrogeno dipendente che interessa nei Paesi occidentali il 5-10 per cento della popolazione femminile in età riproduttiva; il picco di incidenza si colloca in età fertile, soprattutto tra i 25 e i 35 anni, mentre è rara in epoca pre-puberale e post-menopausale, anche se la necessità di riporre un’attenzione crescente all’endometriosi anche durante l’età adolescenziale è un tema ampiamente emergente dalla letteratura internazionale.

Secondo i primi dati dell’American endometriosis association nei due terzi dei soggetti l’esordio della sintomatologia avviene prima dei 20 anni, mentre, nella sua revisione più recente (1998), il registro dell’American endometriosis association riporta che quasi il 40 per cento delle donne con endometriosi riferiva una comparsa dei primi sintomi ad un’età inferiore a 15 anni e oltre il 25 per cento ad un’età compresa tra 15 e 19 anni;
la caratteristica patologica specifica dell’endometriosi consiste nella presenza di tessuto endometrio-simile (cioè del tessuto che riveste l’interno dell’utero) al di fuori della cavità uterina e principalmente sulle ovaie, sul peritoneo pelvico, vescica o anche intestino;
le problematiche cliniche più frequenti sono rappresentate da dolore pelvico cronico, dolore durante i rapporti sessuali ed infertilità.

L’endometriosi non è una malattia mortale, ma condivide con le neoplasie alcuni caratteri (la capacità di metastatizzare, la possibilità di recidiva a livello locale e a distanza, l’insorgenza di dolore neuropatico resistente alla terapia medica) e anche se nella maggior parte dei casi l’endometriosi presenta un decorso benigno, costituisce attualmente un problema di salute pubblica, dal momento che colpisce dal 5 per cento al 10 per cento delle donne in età riproduttiva, una proporzione che aumenta addirittura al 30 per cento nell’ambito di donne subfertili. Vale a dire, in Italia, almeno 3 milioni di donne; questi dati rappresentano, peraltro, una sottostima della reale prevalenza della malattia nella popolazione generale, dal momento che i sintomi non sono sempre presenti e molte donne scoprono di avere l’endometriosi quando hanno difficoltà ad avere figli.

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Foto dalla pagina della fondazione italiana endometriosi

La scarsa conoscenza della malattia fa sì che prima della diagnosi passino in media nove anni. Tutto questo costringe le donne ad un vero e proprio calvario fatto di ecografie, visite specialistiche e accertamenti, a volte invasivi e costosi, per scoprire l’origine di quei forti dolori pelvici, soprattutto durante il ciclo mestruale. Una volta diagnosticata la malattia, occorre assumere farmaci per lunghi periodi o sottoporsi a più interventi chirurgici. Il fenomeno, i cui numeri sono significativi sia a livello nazionale che internazionale, ha indotto già nel 2005 ben 266 membri del Parlamento europeo a firmare la Written declaration on endometriosis, stimando in 39 miliardi di euro l’onere annuale dei congedi di malattia causati da questa patologia all’interno dell’Unione europea. E nonostante la diffusione di questa malattia, la sua conoscenza risulta essere ancora scarsa, sia da parte della popolazione dell’Unione europea che da parte dei medici.

Anche la Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica ha svolto un’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’endometriosi come malattia sociale; oltre all’impatto negativo sulla vita sociale/personale e con alti costi di assistenza sanitaria, causa, tra l’altro, frequenti assenze del lavoro o assenteismo scolastico in caso di adolescenti, impedendo lo svolgimento di attività ordinarie; l’impatto dell’endometriosi non riguarda solo la sfera fisica, emotiva e relazionale delle donne, ma ha anche significative ripercussioni nella sfera lavorativa, provocando l’arresto delle progressioni di carriera, la perdita o l’abbandono del lavoro.

Alcune regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sardegna e Molise) hanno già approvato una legge regionale a tutela delle donne affette da endometriosi, che, oltre a prevedere numerosi interventi sul fronte delle terapie, della diagnosi, della formazione e della prevenzione, istituisce il registro e l’osservatorio regionale dell’endometriosi,

Con queste premesse, la mozione impegna il Governo:

    • a mettere in campo tutte le iniziative a tutela delle donne affette da endometriosi, a partire dall’inserimento di tale patologia nell’elenco di quelle soggette all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria a mezzo dell’attribuzione dello specifico codice identificativo, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità 28 maggio 1999, n. 329;
    • ad adottare iniziative finalizzate all’esenzione dalla partecipazione al costo per prestazioni di diagnostica, ambulatoriali e specialistiche correlate all’endometriosi e per l’acquisto di farmaci, promuovendo, altresì, iniziative utili alla riduzione dei tempi d’attesa per le prestazioni effettuate dal servizio sanitario nazionale;
    • a favorire lo sviluppo di reti di servizi e centri di eccellenza che assicurino la presenza di team multidisciplinari in grado di lavorare per preservare la fertilità della donna, migliorare la qualità della sua vita e ridurre i costi socio-economici;
    • a promuovere la conoscenza della malattia fra i medici e nella popolazione per agevolare la prevenzione, per ridurre l’intervallo di tempo significativo tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi e per migliorare la qualità delle cure, sostenendo la ricerca scientifica e le attività delle associazioni e del volontariato dedicate ad aiutare le donne affette da tale malattia;
    • a mettere in campo forme di tutela delle lavoratrici affette da endometriosi per garantire il diritto alla salute e salvaguardare il posto di lavoro;
      a sostenere l’istituzione del registro nazionale dell’endometriosi per la raccolta e l’analisi dei dati clinici e sociali riferiti all’endometriosi, al fine di favorire lo scambio dei dati e di stabilire strategie condivise di intervento sulla malattia, derivanti dall’analisi dei dati specifici per ambito geografico, di monitorare l’andamento del fenomeno e di rilevare le problematiche ad esso connesse, nonché le eventuali complicanze;
    • a creare presso il Ministero della salute una commissione di esperti sull’endometriosi, composta da un numero massimo di dieci membri, alla quale sia attribuito il compito di predisporre le linee guida per la programmazione della ricerca scientifica relativa alla diagnosi e alla cura dell’endometriosi e per l’individuazione di adeguati strumenti di informazione dei pazienti;
    • ad assumere iniziative per istituire la Giornata nazionale per la lotta contro l’endometriosi da celebrare il 9 marzo di ogni anno.

Le firme sono quelle di D’Incecco, Lenzi, Amato, Burtone, Carnevali, Miotto, Patriarca, Sbrollini, Murer, Mariano Giuditta Pini, Piazzoni, Antezza, Amoddio, Capone, Rubinato, Nesi, Paola Bragantini.