La gravidanza , le file e quel cartello brutto in una Asl romana


imageUfficio postale romano, ore 18, dopo un’ora di attesa. Un ragazzo guarda me,  poi guarda il mio pancione, vede che sono accasciata su una sedia con le raccomandate in una mano, nell’altra una bustina di zucchero e una bottiglietta d’acqua. Mi cede il suo numero. È un episodio che mi è rimasto impresso anche perché restato figlio unico durante questi sette mesi della mia seconda gravidanza (nel corso della prima, forse perché passato molto tempo forse perché volevo dimostrare a tutti i costi di non aver bisogno di aiuto, di gentilezze non richieste non me ne ricordo neanche una).

In alcuni uffici pubblici, ospedali e anche alcuni privati non è raro trovare cartelli con scritto:  precedenza a donne incinte e invalidi. Purtroppo, però, non è la norma. Certo, è offensivo e scandaloso il contrario, cioè specificare con tanto di cartello che non c’è nessuna corsia preferenziale per le persone più fragili.  Eppure è quanto accaduto alla Asl Roma 1 di Largo Rovati. Recitava il cartello: “Non esistendo normativa in merito al diritto di precedenza per invalidi e donne in gravidanza verranno accettati allo sportello solo provvisti di numero. Pertanto il diritto di precedenza è a discrezione degli utenti secondo il buon senso e l’umana cortesia”.

La gravidanza non è una  malattia. Lo ripetono in tanti come un mantra,  in genere sono uomini che non hanno mai sperimentato nausee, vomito, astenia e giramenti di testa. E tutto questo nei casi più fortunati. Se è vero che non è una malattia, la gravidanza è comunque uno stato talmente soggettivo che per ogni donna, e a volte per ogni singola gravidanza,  ci sono sintomi, sentimenti e sfumature diverse. Non sarebbe chiedere troppo saltare qualche fila o avere un aiuto spontaneo,l nel portare buste pesanti al supermercato o caricare valigie in aereo.

In Italia una normativa ad hoc per tutelare le donne incinte nelle loro interazioni con i pubblici uffici e privati non c’è . Probabilmente in un Paese civile basterebbero buon senso ed educazione alla comprensione. Ma facendo i conti con la realta’ che viviamo, avere  dei regolamenti specifici  in tutti gli uffici non guasterebbe, ed eviterebbe spiacevoli incomprensioni.

Il cartello alla Asl romana alla fine è  stato rimosso poiché “poteva prestarsi a fraintendimenti e, involontariamente, poteva indurre a prestare meno attenzione alle persone più fragili”. Mi auguro che oltre al cartello venga rimosso  anche il contorno di indifferenza ed egoismo che spesso si incontra in fila agli uffici.