Risposte condivise e democratiche a Bruxelles

brux

Guardo e riguardo le fotografie di Bruxelles e degli attentati. La città dove ho lavorato per più di dieci anni, dove sono nati i miei figli, mi appare indifesa e confusa di fronte a questa violenza tracotante. Alcune cose vanno dette chiaramente. La popolazione di origine nord africana e in generale mussulmana vive in quartieri della città abitati anche da altre comunità urbane. Non esistono a Bruxelles periferie ghettizzate in cui vivano soltanto immigrati.

L’esistenza di una piccola borghesia di origine nord africana è evidente e sempre più integrata nella vita economica e politica della città. Ed è proprio in questa situazione di progressiva integrazione che trova spazio la possibilità per terroristi e criminali paranoici di nascondersi e di organizzare azioni criminose. Perché di criminali e terroristi si tratta, nei confronti dei quali, ed anche questo va detto, e’ mancato un intervento forte ed efficace della polizia Belga. Sono questi i due fattori che hanno fatto del Belgio un luogo ideale per i fondamentalisti dell’ISIS.

Eppure, da domani saranno i mussulmani del Belgio i primi che soffriranno le ripercussioni di queste azioni. Agli attentatori poco importa della popolazione mussulmana di Bruxelles, la cui moschea principale è a due passi dalla fermata della metro in cui è avvenuto il secondo attentato.

In queste ore, mentre si rafforzano le misure di sicurezza in tutte le capitali europee e ci domandiamo cosa debba fare l’Europa per fermare questa ondata di odio e violenza, mi vengono in mente i tempi dell’IRA in Irlanda, delle Brigate Rosse in Italia, della Baader Meinhof in Germania. In questi Paesi la risposta alla violenza fu di forte mantenimento dell’impianto democratico, del rispetto delle regole, delle libertà. Oggi l’Europa è sottoposta ad un simile test e come allora, dobbiamo reagire tenendo ben presenti i principi di democrazia, di liberta’ e di inclusione che ci caratterizzano. Non solo una politica comune sull’immigrazione, ma anche una Comune politica economica, una comune forza di difesa, l’applicazione del principio di solidarietà, l’allentamento delle politiche di austerità.

Più di ogni altra cosa, in questo momento dobbiamo sapere stare insieme, rimanere uniti, continuare a credere nella visione di un’unica Europa. E’ questo quello che ho detto ai miei figli ieri sera e a me stessa, per superare la paura.