Maroni inciampa sul bonus bebè: perché escludere i figli adottivi?

realmomDice Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, che il bonus bebè – un contributo economico di 800 euro per i secondi nati e di 1000 euro dal terzo figlio in poi- negato alle famiglie adottive «va bene così, perché è un premio alla natalità». Dice, ancora, quasi stupito del clamore sollevato, che il sostegno «viene dato al bambino che nasce, non a quello che viene adottato, e che in Lombardia esistono altre misure a sostegno della famiglia».

Ignora probabilmente che la quotidianità fra famiglie naturali e adottive è la stessa, e le spese da sostenere per una famiglia adottiva non sono certo inferiori: anzi, a volte sono alte e concentrate proprio nel primo periodo. I bambini vanno a scuola, fanno attività sportiva, si ammalano, hanno bisogno di cure esattamente come i loro coetanei. E spesso necessitano di più cure o assistenza per recuperare le carenze e le mancanze del difficile periodo in cui sono cresciuti senza le attenzioni di una mamma e di un papà.

Questa esclusione per le famiglie adottive si va a sommare a una situazione generale tutt’altro che rosea. Un contributo importante su cui si poteva contare negli ultimi anni è sempre stato il rimborso di una parte delle spese sostenute per l’adozione da parte della Commissione Adozioni Internazionali, organo della presidenza del Consiglio dei Ministri. Rimborsi che sono stati erogati con regolarità fino alle adozioni concluse nel 2010; una parte di quelle del 2011 hanno ricevuto il rimborso solo nel 2015. Gli altri stanno ancora aspettando lo stanziamento di nuovi fondi.

Secondo quale criterio le famiglie non sono tutte uguali, né i bambini da sostenere? Basterà la valanga di firme – 50 in meno di un’ora, 1.500 in meno di un giorno – raccolte sulla piattaforma Change.org con la petizione lanciata dal coordinamento di 34 associazioni familiari adottive e affidatarie a fargli cambiare idea? Se il tema è la natalità, “le famiglie adottive – scrive il Care – contrastano attivamente la denatalizzazione attraverso l’ingresso in famiglia di uno o più figli. Nonostante ciò sono discriminate dalla regione Lombardia che non riconosce loro i diritti delle famiglie biologiche. Togliere il bonus bebè alle famiglie adottive significa discriminare i bambini che sono stati adottati con adozione internazionale e nazionale. In particolare i bambini adottati in nazionale vengono discriminati due volte, poiché il bonus bebè non viene assegnato né alle loro famiglie di origine né alle famiglie adottive”.

Sulla cultura dell’adozione molto resta da fare; è anche da notare come su questo tema ognuno si muova in ordine sparso. C’è chi distingue fra le famiglie – serie A, serie B – e c’è chi, come la Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso gli Enti gestori del Servizio sociale dei Comuni concede benefici alle famiglie residenti sul territorio regionale che hanno in corso una procedura di adozione internazionale o che adottano uno o più minori italiani o stranieri di età superiore a 12 anni o con handicap.I contributi coprono le spese di viaggio e soggiorno per l’adozione internazionale, fino a un massimo di 7.500 euro, e le spese sanitarie o interventi a sostegno di minori adottati in età superiore a 12 anni o con handicap accertato, per un periodo massimo di 12 mesi (per famiglie con ISEE pari o inferiore a 50.000 euro). La provincia autonoma di Bolzano, invece, a fronte di un documentato calo del numero delle richieste di adozione – nel 2014 sono stati complessivamente 25 i bambini adottati, di cui 5 in adozione nazionale e 20 in adozione internazionale – ha lanciato una campagna informativa: nei manifesti sono stati scelti una coppia con figlio in forma di disegni colorati, e lo slogan “Una storia diversa: la mia adozione”, per dare risalto a questa forma speciale di relazione genitori-figli (entro il 29.02 ci si può iscrivere ai corsi di preparazione per coppie aspiranti all’adozione).

Chissà che il passo falso della regione Lombardia – a proposito: non è mai troppo tardi per rimediare, basta ammettere l’errore – non serva a richiamare l’attenzione su un mondo che troppo spesso è lasciato solo. Le famiglie adottive non sono tutte benestanti, a volte possono aver bisogno di un aiuto. Su Alley Oop era già prevista una rubrica sul tema ogni venerdì e mai come oggi ci sembra opportuna per raccontare una realtà che poco ancora si conosce. Parleremo di problemi irrisolti: la scarsa trasparenza sui dati degli arrivi, il ruolo della Cai, il dramma delle famiglie nei Paesi che hanno bloccato le adozioni internazionali. E parleremo anche delle grandissime potenzialità delle famiglie adottive, che in serie A giocano eccome.